Pirelli – Chemchina: difficoltà nel chiudere trattative

by Redazione Commenta

Intanto il titolo presenta gli utili dello scorso anno, che sono molto più che positivi.

Pirelli diventerà un’azienda cinese solo quando il mercato accetterà l’offerta di Chemchina. Il presidente del gruppo, Ren Jianxin, intercettato dall’agenzia Dow Jones, ha fatto il punto sui piani futuri del gruppo affermando che non proverà a cambiarlo.

 

In sostanza, “Pirelli è Pirelli”. Nel contempo, Ren Jianxin ha sottolineato che non c’è spazio per un rilancio dell’offerta da parte dei cinesi.

“Questo è quanto abbiamo come nostro budget”, ha dichiarato Ren; alla domanda se questa sia l’ultima offerta anche in caso di una controproposta da parte di un rivale si è limitato a rispondere: “Può essere”. Insomma, difficilmente il gigante asiatico metterà sul piatto più dei 7,7 miliari di dollari già offerti. Insomma gli investitori che continuano a comprare il titolo della Bicocca sperando un rialzo dell’offerta dagli attuali 15 euro per azione rischiano di restare delusi (venerdì scorso le quotazioni si sono fermate a 15,46 euro).

“La mia più grande preoccupazione è che sia danneggiata l’integrità e il brand Pirelli dall’investimento di ChemChina” sostiene Ren, che utilizza una metafora culinaria per confrontare i due gruppi: spaghetti italiani e noodles cinesi “hanno gusti differenti, sono simili ma non saranno mai uguali”. Ren aggiunge di aver cercato di contenere il pericolo di un danno al brand mantenendo ai vertici del gruppo Marco Tronchetti Provera per almeno cinque anni “e poi sarà lui a scegliere il suo successore”.

Il manager ha anche promesso che non ci saranno licenziamenti, perché l’obiettivo del gruppo è quello di continuare a crescere: in Europa, come in Cina. Per il momento l’obiettivo è quello di spingere a Est sugli pneumatici per camion, mentre per le gomme auto ci sarà tempo.

 

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