Italia, Fitch migliora le stime

by Redazione Commenta

L'economia è destinata a chiudere il suo primo anno intero di crescita dal 2011.

Fitch eleva lievemente la stima di Pil dell’italia nel 2016 portandola a +1,3% dall’1,1% indicato a settembre. L’agenzia mantiene a +0,7% le previsioni per l’anno che sta volgendo al termine e a +1,5% quelle per il 2017; il governo prevede un +0,9% per quest’anno e +1,6% per il prossimo.


L’economia è destinata a chiudere il suo primo anno intero di crescita dal 2011. Tuttavia, nonostante la revisione, nota Fitch, quella della Penisola continua ad essere la performance più debole tra i maggiori Paesi della zona euro. Nel suo Global Economic Outlook trimestrale, Fitch prevede per la  zona euro una crescita dell’1,7% sia nel 2016 sia nel 2017 (dopo +1,5% nel 2015). Per la Germania le previsioni puntano a +1,9% su entrambi gli anni e per la francia a +1,5%. Per la Spagna le attese sono di +2,5% nel 2016, dopo +3,1% quest’anno e +2,2% nel 2017. L’Italia – si legge nel rapporto – “dovrebbe beneficiare in modo crescente dall’effetto combinato della riforma del mercato del lavoro, dall’allentamento delle condizioni monetarie, dal miglioramento della domanda estera, dall’indebolimento dell’euro e dal calo dei prezzi del petrolio”. Fitch prevede che la crescita del Pil su base trimestrale acceleri nel 2016 prima di tornare al trend nella seconda metà del 2017.

A livello globale, si fanno sentire la debolezza dei mercati emergenti, che comunque non dovrebbe innescare una recessione globale. L’agenzia prevede che l’economia globale crescerà del 2,6% nel 2016 (rivisto di -0,1 punti) e del 2,7% nel 2017, segnando una modesta ripresa dopo il +2,3% del 2015, il tasso più debole dall’inizio della crisi finanziaria.

Le stime sono in generale invariate rispetto a quelle di settembre, ad eccezione del Brasile, il cui Pil è ora atteso in calo del 3,7% nel 2015 (contro -3%) e di un ulteriore -2,5% nel 2016 (contro -1%), con un crollo dei consumi e degli investimenti, il peggioramento del mercato del lavoro e uno scarso spazio di manovra politica. In generale, scrivono gli analisti, per quanto non si siano dissolte le preoccupazioni sulla crescita globale della scorsa estate, non sembra che i problemi dei mercati emergenti stiano causando grossi danni alle principali economie avanzate.

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