Il TBond statunitense spinge i tassi al rialzo

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Le autorità che gestiscono le politiche monetarie manterranno gli attuali livelli dei tassi di interesse per favorire ancora la debole ripresa del ciclo economico? Gli investitori sono assillati da questo dilemma. 

Molti gli appuntamenti che nell’anno appena cominciato potrebbero rivelarsi price sensitive nei mercati finanziari, a partire dalle elezioni europee nel 2014 oltre che molti altri importanti appuntamenti elettorali: Indonesia, Iraq, India, Turchia, Brasile, Sud Africa, Svezia e in autunno le consultazioni cosiddette di Mid-Term negli Usa. Inutile quindi sottolineare l’attenzione massima che dovrà essere rivolta ai dati macroeconomici, all’attività delle banche centrali e alle proposte dei governi che saranno di riferimento alla rotazione degli assets e ai loro flussi.

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Se in realtà l’effetto ‘trascinamento’ del TBond statunitense tende a spingere al rialzo le parti lunghe delle curve dei tassi, scrive  Corrado Caironi, Investment Strategist di R&CA Ricercaefinanza.it, è pur evidente che le autorità monetarie non vogliono rallentare la ripresa economica con l’intenzione di lasciare i tassi a breve ai livelli attuali per più tempo possibile. Da questo un trend di steepening delle curve dei tassi destinato a prolungarsi nel tempo.

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Eppure se la crescita economica si dimostrasse globalmente solida in qualche misura bisognerà essere comunque cauti nel sottovalutarne il pericolo: una eccessiva disinvoltura nella quantità di liquidità nel sistema potrebbe nascondere un inaspettato balzo inflattivo. In questo scenario l’investitore dovrà sicuramente monitorare più da vicino i dati macroeconomici e giudicare i rischi rispetto a dinamiche di mercato che vedono per la prima volta un rientro di strategie monetarie non convenzionali accumulate dall’inizio della crisi finanziaria del 2008.

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