In rosso le borse mondiali

Rosso è il colore che contraddistingue i derivati in Usa in questi giorni. A pesare è il greggio, dal momento che il nuovo prezzo del petrolio, anche se non ha raggiunto i temuti 144 dollari al barile, rimane a quota 142 e non lascia presagire niente di buono per il futuro.

Perdono il Nasdaq (-13,55% nel confronto semestrale) e l’S&P500 future con scadenza a settembre (-12,83% il dato semestrale). Rosso, un rosso sempre più vivo, è anche il colore delle borse europee, che temono un innalzamento del tasso di inflazione dovuto alla corsa del prezzo del petrolio. Londra, nella giornata di ieri, ha fatto registrare un inflessione del 2,57%, stessa percentuale per Madrid e Parigi, mentre Francoforte si è arrestata a quota -2,13%. Delle stesse dimensioni, il calo degli indici italiani.

Aumento record inflazione

L’inflazione al 3,8%. I prezzi alla produzione su del 7,5%. La responsabilità è della bolletta energetica. E, infatti, la Confesercenti parla di “allarme rosso” e di caro-energia. Il prezzo dell’oro nero continua a salire, sfondando nella giornata di ieri quota 143 dollari/barile, e i problemi grossi devono ancora arrivare.

Ed è la stessa organizzazione di categoria che lancia un monito da allarme rosso: con il greggio sopra quota 200 dollari, l’inflazione salirà di un altro punto percentuale entro il 2008, con gravi conseguenze per l’economia reale del paese, che rischierebbe il collasso. Le preoccupazioni sul futuro del paese da parte di Confesercenti si aggiungono al monito lanciato nei giorni scorsi dallo stesso governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi.

Borse europee in calo

Borse europee in calo. Regge Londra, mentre Milano, Parigi e Francoforte vanno tutte giù, trascinate in basso da Stati Uniti e Asia. Shanghai chiude al ribasso di oltre il 5%, Tokyo del 2% e Wall Street fa segnare un -3% dovuto principalmente ai titoli bancari e auto, oltre che al prezzo del petrolio che raggiunge e supera quota 140 dollari a barile.

Anche per quanto riguarda Piazza Affari, vanno male i bancari e quelli connessi al settore auto, a causa dell’incremento del costo del carburante. Tengono bene, al contrario, i titoli legati al settore energetico. Tenaris, per esempio, ha chiuso anche questo venerdì con un rialzo significativo, portandosi a un +5,06% su base settimanale e un +20,06% su base mensile. Primo produttore italiano di tubi in acciaio non saldati per il settore automobilistico, energetico e meccanico, fa registrare un +48,69% su base semestrale. Bene anche Saipem ed Eni, trascinate al rialzo dal prezzo del greggio.

Investimenti in energia nucleare

In queste settimane si è tornato prepotentemente a parlare di nucleare. Gli investimenti in questo settore negli anni sono stati molti e cresceranno in quelli a venire. Ad agosto scorso, Van Eck ha lanciato il Van Eck Market Vectors Nuclear Energy, un fondo che intende replicare l’andamento del DAXglobal Nuclear Energy, calcolato dalla Borsa tedesca. Composto da 38 società, quest’indice è legato al business dell’energia atomica, ha una commissione annua dello 0,65% ed è formato per il 50% da titoli minerari di società che si occupano dell’estrazione e della lavorazione dell’uranio (la materia prima alla base del processo) e per il 32% da aziende che contribuiscono alla realizzazione e alla gestione degli impianti e alla loro manutenzione. In termini geografici, il fondo ha una notevole esposizione al Giappone (43%) e al Canada (27%). Peso minore hanno l’Australia, il Sudafrica e l’Italia, rappresentata dalla Impregilo.