Fs, quotazione in Borsa? Si, ma non per forza il prossimo anno

by Redazione Commenta

Il piano industriale rappresenta, al momento, la priorità del gruppo.

Le Ferrovie dello Stato approderanno a Piazza Affari quando tutte le ‘carte’ saranno in regola e vigeranno le condizioni. Dunque, non necessariamente durante il prossimo anno.

La priorità al momento è infatti il piano industriale. Il neo ad, Renato Mazzoncini, oggi in conferenza stampa ha detto che spera che il gruppo sia pronto “il prima possibile” per la borsa, ma per ora non è possibile dare una tempistica, “non sarebbe serio darla”.

D’altra parte, al momento, il management è nella fase in cui deve mettere mano al piano industriale. “Quando saremo pronti e avremo un perimetro aziendale stabilizzato e forte, guarderemo alla quotazione come un’opportunità“, ha proseguito Mazzoncini.

La quotazione si concretizzerà, in particolare, quando il gruppo sarà cresciuto nel trasporto pubblico locale e nelle merci e quando sarà andata in porto la riforma del tpl, presumibilmente nella prima metà del prossimo anno. Mazzonicini è quindi allineato con l’azionista, il Ministero dell’economia e delle Finanze, sul fatto che il 31 dicembre 2016 non sia un termine perentorio per la quotazione in borsa delle Ferrovie dello Stato.

“Il Dpcm non fissa al 2016 un termine perentorio e anche nel Def 2016 non è indicato un introito relativo a questa privatizzazione”. E comunque, ha aggiunto l’ad, la quotazione (“Non mi piace il termine privatizzazione”), “non può essere il nostro fine, non è il fine del nostro mandato, ma è il mezzo per rendere più robusta la nostra azienda”.

Con la quotazione, Fs mira a un azionariato diffuso, non entreranno altri gruppi industriali. “Che una quota sia destinata all’azionariato diffuso è ben differente da una privatizzazione con gruppi industriali che entrano nell’azionariato, cosa che non avverrà“. Quando una quota di minoranza della società debutterà in borsa “l’azionista sarà sostanzialmente quello che è ora, cioè il cittadino”, ha precisato Mazzoncini.

Non è in discussione neppure il fatto che Rfi debba restare nel gruppo. “La proprietà della rete deve rimanere pubblica, questo è pacifico, è anche scritto nel Dpcm, questa è una discussione sterile. Il gestore dell’infrastruttura”, cioè Rfi, “deve rimanere integrato nel gruppo. Non c’è una prospettiva che quella parte del gruppo possa uscire e andare alla deriva”, ha chiarito il top manager.

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