Commissioni bancarie eliminate dal decreto liberalizzazioni

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In un periodo caratterizzato da uno sforzo collettivo di governo, banche e imprese volto ad individuare possibili soluzioni...

In un periodo caratterizzato da uno sforzo collettivo di governo, banche e imprese volto ad individuare possibili soluzioni capaci di allentare la stretta creditizia e consentire alle famiglie e alle imprese di avere un più facile accesso a prestiti di vario tipo, appare decisamente controcorrente l’emendamento del decreto sulle liberalizzazioni che sancisce la nullità di tutte le clausole, comunque denominate, che prevedono commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento e del loro utilizzo anche in caso di sconfinamento del limite del fido.

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Inutile dire che la nuova norma ha scatenato feroci proteste da parte dei banchieri, portando addirittura alle dimissioni dell’intero consiglio di presidenza dell’Abi.

Il timore è che se questa nuova norma, contenuta nell’art.27 del maxiemendamento del decreto liberalizzazioni, dovesse essere definitivamente approvata, le banche potrebbero non solo chiudere ulteriormente i rubinetti ma si ritroverebbero anche a subire delle conseguenze sui rapporti già in essere per un ammontare complessivo che, in base alle prime stime, si aggira intorno ai 2.000 miliardi di euro.

ESITO ASTA DI FINANZIAMENTO BCE (Ltro) 29 FEBBRAIO 2012

La nuova norma, infatti, preclude agli istituti bancari la possibilità di dare un prezzo ad alcuni servizi forniti a famiglie e imprese. L’esempio classico è quello del fido, in relazione al quale, in virtù della nuova norma, la banca può ottenere un ricavo (dato dagli interessi) solo se il cliente sceglie di utilizzarlo. In caso contrario, non potendo applicare alcuna commissione, non c’è alcun guadagno per la banca, nonostante la concessione di un fido, a prescindere dal fatto che il cliente scelga o meno di utilizzarlo, comporta non solo l’istruttoria ma anche la necessità di tenere a disposizione almeno una parte dell’importo potenzialmente utilizzabile.

Gli esperti sottolineano inoltre che tale noma, andando a ridurre notevolmente i ricavi delle banche, comporta anche un minore introito nelle casse dello Stato, senza che però sia stata prevista una idonea copertura.

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