Draghi, Bce, teme un raffreddamento ulteriore dell’inflazione

by Redazione Commenta

L’assenza di market mover rilevanti permette di focalizzare la nostra attenzione sulle parole pronunciate da Mario Draghi, le quali possono fornirci spunti di riflessione circa quelle che potranno poi essere le comunicazioni che proverranno da Francoforte l’attesissimo 5 Giugno in occasione del meeting della Banca Centrale Europea.

Il tema centrale, manco a dirlo, è stato l’inflazione: troppo bassa e prolungata quella attuale al punto da rendere le aspettative sempre più ancorate al downside a tal punto da creare il contesto per quello che è stato definito un “asset buying plan”, un acquisto di titoli dunque. Il pericolo più grande infatti, ha ribadito Draghi, è quello che l’inflazione non torni al 2% e che si possa quindi innescare una pericolosa spirale di inflazione stagnante e di aspettative di inflazione al ribasso.

 

>Il Fondo Monetario Internazionale sottolinea il pericolo di deflazione in Europa

Concetti dunque ribaditi a chiare lettere e che riportano in auge il tema del Quantitative Easing della BCE, espressione che era stata utilizzata dal banchiere centrale nel meeting di Aprile e che aveva sconcertato gli osservatori e gli operatori di mercato dal momento che nulla appariva più lontano in relazione alle possibili manovre di politica monetaria implementabili dalla BCE. Poi nel meeting di Maggio il tema non era stato neanche vagamente accennato, mentre queste parole sembrano in qualche modo presagire alla possibilità che questo scenario possa effettivamente prendere corpo spiega DailyFx. Dal punto di vista di impatto sulle variabili economiche, fermo restando l’assunto per il quale la politica monetaria riesce ad essere efficace nelle situazioni di squilibri momentanei e non per dirimere problematiche strutturali del quadro economico, il QE sarebbe senz’altro la risposta più credibile ed efficace all’interno del contesto europeo, oltre che il veicolo per generare veri e propri indebolimenti del valore dell’euro.

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