Borse, crollo di Shangai

by Redazione Commenta

La Grecia continua a far sospirare i mercati: altalena dei listini. Numerose le notizie che provengono da Atene, le quali rendono di fatto indecifrabili le strategie degli investitori, appesi al voto di domenica, momento in cui i greci decideranno se accettare o meno le condizioni dei creditori internazionali per poter accedere a un nuovo piano di aiuti.

Ormai è una costante. La Grecia continua a condizionare il sentiment dei mercati con un rincorrersi di voci, indiscrezioni e sondaggi che prima prima galvanizzano i mercati, successivamente li deprimono.

Numerose le notizie che provengono da Atene, le quali rendono di fatto indecifrabili le strategie degli investitori, appesi al voto di domenica, momento in cui i greci decideranno se accettare o meno le condizioni dei creditori internazionali per poter accedere a un nuovo piano di aiuti. SecondoBloomberg, l’81% della popolazione vuole rimanere nell’euro, ma sull’esito del referendum è ancora un testa a testa tra i “sì” e i “no”. Una vittoria del “no” rischia di portare il Paese alla paralisi perché la Bce interrompere il suo sostegno alla banche elleniche nelle cui casse sono rimasti ormai 500 milioni di euro. Di certo – come dice il presidente francese, Francois Hollande – si entrerebbe in una dimensione ignota che rischia di spaccare l’Europa divisa tra i falchi del rigore e le colombe: i primi chiuderebbero le porte a qualunque negoziato, gli altri sarebbero pronti a trattare comunque.

A Milano Piazza Affari prosegue la volatilità della vigilia e il Ftse Mib cede lo 0,2%, in linea con i principali mercati del Vecchio continente: Francoforte lima è invariata, Parigi cede lo 0,4% come Londra. Tra i singoli titoli di Piazza Affari, soffre Fca con la debolezza del mercato brasiliano. Lo spread si stabilizza in area 145 punti, con il rendimento dei Btp che torna sotto il 2,3%. Il balzo dei rendimenti è un elemento per cui S&P ha messo in guardia l’Italia: secondo l’agenzia di rating un’uscita della Grecia dall’euro spingerebbe il rendimento dei titoli italiani verso il 3,5% con un aumento del costo del debito di circa 11 miliardi di euro fino al 2016.

 

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