Nuovo piano industriale per Finmeccanica

by Redazione Commenta

Mauro Moretti, ad del gruppo, ha messo la sua firma.

L’amministratore delegato Moretti ha messo la sua firma sul piano industriale di Finmeccanica. Esso, dunque, arriverà a giorni sul tavolo del board di amministrazione ed è stato realizzato esclusivamente dagli uffici interni del gruppo, sotto la diretta guida dell’ad e direttore generale di Finmeccanica.


Separatamente ieri il Pentagono ha annunciato di voler diminuire del 20% la richiesta di fondi per la guerra (l’Overseas Contingency Operations) per un totale di 51 miliardi di dollari. Il piano sarà presentato al Congresso che dovrà approvarlo per il prossimo anno fiscale che si aprirà a ottobre. La strategia si configura come una grande riduzione in confronto ai 64 miliardi approvati per l’esercizio in corso e, se dovesse essere approvata, sarà la più bassa spesa per la guerra sostenuta dagli Stati Uniti dagli attacchi terroristici del settembre 2001.

Inoltre, ai fini di risparmiare almeno 500 milioni di dollari l’anno, tra il 2018 e il 2021 il Pentagono metterà i sigilli a un certo numero di basi aeree militari statunitensi nel Vecchio Continente. Nello specifico, basi aeree saranno chiuse in Germania, Belgio e Paesi Bassi, con conseguenti perdite di posti di lavoro in questi Paesi. La diminuzione dei fondi per la guerra del 20% corrisponderebbe a un taglio di circa il 2% sul totale del budget della difesa Usa con un effetto negativo sulla controllata di Finmeccanica, Drs, che è esposta al budget della difesa americana.

Ma gli analisti osservano:

Tuttavia, non ci aspettiamo impatti significativi per Finmeccanica. Confermiamo la visione positiva sul titolo con una raccomandazione buy e un target price a 9,5 euro. JP Morgan ha invece confermato il rating neutral e il prezzo obiettivo a 7,5 euro, includendo tra gli aspetti potenzialmente negativi per Finmeccanica proprio l’alta esposizione alla difesa Usa, ma anche a quella di Italia e Gran Bretagna. Sono tutti mercati deboli. Inoltre, anche il bilancio e la generazione di cassa sono deboli con tre delle maggiori agenzie di rating che hanno un rating non investment grade sul debito del gruppo, mentre il flusso di cassa pre-dividendo nell’ultima decade è stato significativamente fiacco. L’elevata capitalizzazione delle attività di ricerca e sviluppo, poi, mostrano che l’utile per azione 2015 è sopravvalutato di circa il 30-40%. A fronte di una perdita per azione di 1 euro nell’esercizio 2013, gli analisti si aspettano comunque un utile di 0,41 euro per azione sul bilancio dell’esercizio appena concluso, di 0,63 euro su quello di quest’anno, di 0,74 euro su quello 2016 e di 0,86 euro nel 2017.

 

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