Fallimento General Motors

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I vertici di General Motors hanno espresso seri dubbi sulla capacità dell’azienda di sopravvivere ulteriormente ed evitare il fallimento. Il colosso americano, nel 2008, ha registrato perdite per un ammontare complessivo di 30,9 miliardi di dollari, perdite gravissime mai registrate in tutta la storia della casa automobilistica.

Il futuro dell’azienda, quindi, è inevitabilmente nelle mani del governo americano e nella sua decisioni di concedere o meno gli aiuti richiesti. In caso risposta negativa la società si troverebbe costretta a seguire la procedura indicata della legge fallimentare attualmente in vigore in america, cercando di preservare così l’attività aziendale ed, eventualmente, procedere alla liquidazione.

General Motors registra perdite per 9,6 miliardi di dollari

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General Motors ha reso noto di aver registrato una perdita di circa 9,6 miliardi di dollari durante l’ultimo trimestre del 2008. La notizia arriva all’indomani del primo discorso tenuto da Barack Obama dinanzi al Congresso a camere riunite, discorso in cui il Presidente degli Stati Uniti ha affermato che non ha alcuna intenzione di abbandonare il settore automobilistico ma, al contrario, di essere pronto a fornire il sostegno del governo soprattutto per tutelare le migliaia di lavoratori dipendenti delle aziende automobilistiche.

La perdita registrata da General Motors nell’ultimo trimestre del 2008, se sommata a quelle registrate nella restante parte dell’anno, raggiunge un ammontare complessivo di 30,9 miliardi di dollari, una perdita piuttosto grave ma comunque migliore rispetto a quella relativa al 2007, anno in cui la casa automobilistica di Detroit aveva registrato perdite per un ammontare di 43 miliardi di dollari.

Approvato alla Camera il finanziamento richiesto da General Motors, Ford e Chrysler

E’ stato approvato dalla Camera, grazie alla maggioranza dei Democratici, il finanziamento di 14 miliardi di dollari a favore di Ford, Chrysler e General Motors ma, tuttavia, non è ancora detta l’ultima parola. La questione, infatti, è ora nelle mani del Senato dove vi è una forte opposizione da parte dei Repubblicani e dove i Democratici hanno soltanto una piccolissima maggioranza.