Confindustria vede nero

by Redazione Commenta

Molti i dati che vengono offerti in stima nel rapporto, e sono davvero uno peggio dell’altro. Il primo e principale..

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L’ultimo rapporto diffuso dal Centro Studi di Confindustria sembra dipingere un bollettino di guerra. E, in effetti, è dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che non si vedeva una tale crisi per l’economia italiana, almeno secondo le foschissime previsioni degli analisti della principale associazione imprenditoriale del nostro Paese.

Molti i dati che vengono offerti in stima nel rapporto, e sono davvero uno peggio dell’altro. Il primo e principale, da cui derivano tutti gli altri, è il valore negativo della crescita del prodotto interno lordo: cioè la recessione, per utilizzare un termine che era di uso strettamente tecnico fino a pochi mesi fa e che oggi è divenuta purtroppo una delle parole più comuni del linguaggio corrente.


Per il 2008 si prevede una decrescita complessiva dello 0,5%, ma la vera mazzata arriverà nel 2009, quando il PIL diminuirà dell’1,3%. L’inversione di tendenza dovrebbe arrivare solo nel 2010.
Ancor meno consolante è il dato sulla disoccupazione: fra la seconda metà di quest’anno e il primo semestre del 2009 dovrebbero andare perduti circa seicentomila posti di lavoro, facendo salire l’indice di disoccupazione dell’1,6% dopo anni di costante diminuzione.

E ovviamente l’effetto a catena dei fattori descritti avrà un impatto pesante sui conti pubblici, con la riduzione del gettito fiscale, soprattutto di IVA e IRES (-5,2%).


La riduzione del PIL inciderà anche sui parametri di Maastricht: nonostante la promessa del ministro Tremonti di non ricorrere al debito pubblico, il rapporto fra questo e il PIL dovrebbe sfondare il muro del 3%, proprio a causa della decrescita della produzione nazionale.

Confindustria prevede inoltre una pesante stretta delle banche sulla concessione di prestiti a famiglie (bonus bebè) e imprese.

L’unico dato positivo arriva dal prezzo al petrolio, che dovrebbe mantenersi oscillante fra i 40 e i 50 dollari al barile.

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