Banche italiane più solide nel 2013 secondo Prometeia

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Secondo Prometeia, le banche italiane sono più solide rispetto al biennio 2011-2012 ma il ritorno alla redditività dipenderà soprattutto dal ciclo economico

 Secondo Prometeia, le banche italiane sono più solide rispetto al biennio 2011-2012 ma il ritorno alla redditività dipenderà soprattutto dal ciclo economico. Se nell’ultimo trimestre dell’anno l’Italia evidenzierà i primi segnali di ripresa economica e ci sarà una leggera crescita, nei prossimi tre anni le banche italiane dovrebbero contare su 21 miliardi di euro di utili in più. Se, invece, lo scenario macroeconomico dovesse peggiorare, le attese di utili per i prossimi tre anni sarebbero limitati ad appena 5 miliardi di euro per un bilancio davvero molto magro.

Il presiidente di Prometeia, Giuseppe Lusignani, sottolinea, però, che ora il sistema bancario “è nel complesso solido, e anche in uno scenario più difficile di quello previsto, sembrerebbe in grado di assorbire gli effetti negativi delle maggiori rettifiche e della minore redditività”. Non bisogna dimenticare che nell’ultimo biennio le banche italiane hanno accumulato ben 25 miliardi di euro di perdite e messo a punto dolorose ristrutturazioni societarie e pesanti aumenti di capitale.

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Gli economisti di Prometeia non escludono poi la possibilità che possa ripartire il processo di merger & acquisition (M&A). Secondo Lusignani, “i tre anni che si aspettano potrebbero riaprire operazioni di aggregazione all’interno del sistema bancario italiano, perché alcune banche potrebbero aver bisogno di interventi”. Sebbene in linea generale i fondamentali sono tutto sommato a posto, alcune banche si trovano in una situazione più delicata di altre.

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Prometeia ricorda che soltanto alle 13 banche quotate in borsa mancano ancora 4 miliardi di euro di capitale per centrare i requisiti di Basilea 3. Volendo allargare il quadro anche alle banche non quotate, potrebbe esserci la necessità di nuove cessioni di asset, fusioni o salvataggi. Secondo Lusignani le banche dovranno rivedere il loro modello di business, in particolare il proprio ruolo nel finanziamento alle imprese, e sarà necessario valorizzare i canali alternativi come i mini-bond.

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