Possibile fusione Cir-Cofide?

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Il passaggio di testimone da Carlo De Benedetti ai suoi tre figli - Rodolfo, Marco, Eduardo – ha segnato l’inizio di una possibile nuova era per la galassia De Benedetti con conseguente rimpasto delle cariche ai vertici delle società controllate

Il passaggio di testimone da Carlo De Benedetti ai suoi tre figli – Rodolfo, Marco, Eduardo – ha segnato l’inizio di una possibile nuova era per la galassia De Benedetti con conseguente rimpasto delle cariche ai vertici delle società controllate. Rodolfo è diventato presidente operativo delle holding di famiglia, mentre Monica Mondarlini sarà sia ceo group di Cir che amministratore delegato di L’Espresso. La nuova Cir piace ai broker italiani, che continuano a mantenere giudizi pisitivi sulla holding. Intanto, Banca Akros ha lanciato un’idea: la fusione tra Cir e la controllante Cofide.

In effetti, si tratta di due holding di partecipazioni che fanno praticamente la stessa attività d’affari. La fusione potrebbe avvenire con un’offerta cash e un concambio in azioni. Inoltre, potrebbe dare slancio al titolo Cir in borsa, visto che da tempo è bloccato sotto la soglia psicologica di 1 euro. Gli investitori hanno fatto capire più volte che le catene di controllo particolarmente lunghe e complesse non hanno più appeal.

Secondo gli analisti di Banca Akros, un eventuale merger tra Cir e Cofide calamiterebbe l’attenzione di molti investitori dando slancio alla quotazione del titolo in borsa. Stamatttina le azioni Cir sono in calo dello 0,11% a 0,907 euro, mentre ieri hanno chiuso la seduta con una flessione dello 0,44%. Da alcuni giorni il titolo si muove molto poco a Piazza Affari e sembra quasi inchiodato in area 0,9 euro.

Agli analisti piace il passaggio generazionale nella famiglia De Benedetti. Banca Akros, Equita Sim e Kepler consigliano l’acquisto delle azioni, mentre Mediobanca è più cauta con un rating “neutral”. Resta ancora da sciogliere, però, il nodo relativo al Lodo Mondadori: la sentenza definitiva della Corte di Cassazione dovrebbe arrivare ad aprile 2013 e per ora mantiene “congelati” i 564 milioni di euro dovuti dalla Fininvest.

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