Spingono verso il basso gli indici azionari europei dopo i dati sull’eurozona di questa mattina. La disoccupazione a dicembre si è normalizzata al 12%, restando poco sotto i massimi storici, mentre il tasso di inflazione preliminare di gennaio è ritornato sui livelli di novembre (allo 0,7% a/a).
I dati stanno alimentando l’aspettativa di ulteriori misure accomodanti da parte della Bce nel meeting di politica monetaria di giovedì prossimo spiega Vincenzo Longo di Ig. Per Draghi superare le resistenze tedesche potrebbe essere più facile, dopo i dati deludenti arrivati dai prezzi al consumo (ieri) e dalle vendite al dettaglio questa mattina.
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Le parole del numero uno della Bce in conferenza stampa potrebbero non bastare più agli investitori, che iniziano a temere la possibilità di una deflazione come nel 2009. Il ventaglio di misure a disposizione di Francoforte resta molto ampio, si va dal taglio del tasso di rifinanziamento principale allo 0,1% (dallo 0,25% attuale) all’acquisto di asset delle banche. I recenti tagli dei tassi di interesse non hanno avuto gli effetti sperati e anche le due Ltro hanno solo tamponato una situazione di emergenza riportando la calma sui mercati finanziari. Questa volta Francoforte deve necessariamente guardare alla crescita e cercherà di stimolare l’economia reale.
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Abbiamo ragione di credere che la misura più efficiente ed efficace potrebbe essere l’acquisto diretto di portafogli di prestiti delle banche. Si tratterebbe di un Quantitative Easing all’europea, con la liquidità che potrebbe essere dirottata verso quelle banche che hanno la più alta concentrazione di prestiti in portafoglio, incentivando la riattivazione del credito. Meno efficace potrebbe essere una LTro stile Founding for Lending Scheme della BoE (FLS )che prevede condizioni di favore (tassi di rifinanziamento più bassi) per le banche che prestano di più, che nasconde l’insidia di un innalzamento del rischio di credito in capo a quest’ultimi.