La prima soluzione ipotizza semplicemente una maggiore flessibilità dei tassi cambio, lasciando ai mercati il compito di trovare un punto di equilibrio. In questo caso il dollaro dovrebbe deprezzarsi raggiungendo livelli record mentre l’euro si rivaluterebbe, a svantaggio però del comparto industriale del vecchio continente e a vantaggio di quello del nuovo continente.
La seconda alternativa prevede l’imposizione di una tassa sugli squilibri di conto corrente, tuttavia si tratta di un’ipotesi alquanto improbabile in quanto prima che venga varata questa tassa bisognerebbe riuscire a sottoscrivere un accordo comune, cosa per niente semplice, nonché decidere quale sia l’organo che debba imporla e come questi soldi debbano essere spesi.
La terza soluzione prevede che i paesi eccedentari, in presenza di un’economia stagnante, dovrebbero sostenere la domanda mondiale mentre in presenza di inflazione mondiale i paesi deficit dovrebbero ridurre la domanda, una soluzione che dovrebbe consentire di operare aggiustamenti esterni senza che si vadano a verificare rilevanti variazioni dei tassi di cambio.
La quarta soluzione, invece, cerca di risolvere il problema all’origine, proponendo una moneta sovranazionale che vada a sostituire il dollaro, dato che ultimamente si fa difficoltà ad identificarlo come moneta dominante. Questo tipo di moneta deve nascere da un accordo cooperativo tra i paesi che esprimono monete dominanti.