I corporate bond sono usciti rafforzati da un congiuntura economica che ha debilitato gli strumenti di investimento non basati su solide e consolidate realtà aziendali.
► COMPOSIZIONE PORTAFOGLIO OBBLIGAZIONARIO 2011
A meno che ci si rivolga al settore finanziario-assicurativo (per il momento da escludere), infatti, la maggior parte delle aziende riesce ad offrire un rendimento, misurato in termini di spread rispetto a quello garantito dai titoli di Stato, davvero molto notevoli e su livelli che, mai nell’ultimo decennio (anche soltanto considerando il perio antecedente il crack Lehman) si erano rivelati così positivamente sorprendenti.
Lo spread medio, a fine agosto, si aggirava infatti intorno a quota 2,5% mentre una qualsiasi azienda fornitrice di beni può vantare uno spread positivo, nei confronti dei bund tedeschi, pari almeno al 2,5% con picchi che raggiungono anche il 5,44%.
Una situazione così positiva, inoltre, a ribadire la bontà e la convenienza di una tale strategia di investimenti, si è verificata soltanto in pochissime altre occasioni per un totale, considerando il periodo compresa tra il 1999 e il 2008, di soli 29 giorni.
Bisognerebbe, dunque, cercare le società senza debiti, oppure quelle con una buona capitalizzazione, oppure ancora quelle valutate almeno tripla B dalle agenzie di rating e sfruttare il momento positivo che la crisi dei mercati ha contribuito a creare.
Sebbene, infatti, la volatilità di Piazza Affari & Co. abbia grandemente svalutato gli strumenti finanziari puri e il default di alcune nazioni europee abbia fatto che si aumentasse, incredibilmente tanto, il valore dei titoli di Stato (sintomo della poca fiducia del quale quello Stato gode a livello internzaionale), non ha intaccato, semmai valorizzato, le prospettive di crescita e rendimento delle aziende più consolidate.