Nuove opportunità per investire nel Lussemburgo

by Redazione Commenta

bancaMolti i passi in avanti portati a termine dal Paese Europeo in tema di sicurezza e cooperazione, soprattutto in materia di trasparenza. Ecco le ultime novità in tema di investimenti.

Fino ad oggi in Europa il Lussemburgo e l’Austria avevano ostacolato l’evoluzione della comunicazione tra autorità fiscali verso lo scambio automatico.  E’ quanto spiega  Anna Teresa Plantamura di equisam.eu.

Ma le cose ora stanno cambiando molto velocemente, sia per la pressione esercitata dalla Commissione Europea sui paesi della cosiddetta lista “grigia” (stilata dall’OECD nel 2009), sia per l’incombente FATCA. Anche la Svizzera, Paese storicamente contrario ad ogni forma di “condivisione”, soprattutto in materia fiscale, si è detta recentemente pronta ad accettare lo scambio automatico di informazioni bancarie sulla base di uno standard mondiale.

 

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In realtà finora la Svizzera si è servita degli accordi di Rubik nel tentativo di preservare il proprio segreto bancario. Questi accordi, infatti, si presentano come una cooperazione equivalente allo scambio automatico di informazioni e si iscrivono in una relazione bilaterale con uno Stato membro dell’UE. Entrati in vigore il primo gennaio 2013, si caratterizzano per due aspetti centrali: la regolarizzazione del passato e l’imposizione sotto anonimato per il futuro. Prevedono perció il prelevamento di un’imposta liberatoria alla fonte sui redditi di capitale (interessi, dividendi, plusvalenze) e sullo stesso capitale, detenuto in Svizzera da cittadini domiciliati fiscalmente all’estero. Benchè in questo modo gli Stati firmatari potrebbero contare su introiti dell’ordine di miliardi (solo per dare un’idea, al fisco britannico è stata versata ad inizio anno una somma di 500 milioni di franchi svizzeri in ragione di questo accordo), l’accesso ai dati personali dei “correntisti” rimarrebbe limitato e la Federazione Elvetica potrebbe continuare a mantenere protetta la sfera privata dei cittadini pur ottenendo una “decriminalizzazione” degli stessi, in quanto gli Stati firmatari si impegnano a non perseguire in futuro per frode o evasione fiscale i detentori di conti svizzeri.

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