Scandalo trading derivati JP Morgan aprile 2012

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E’ stato soprannominato la “balena di Londra”. Si chiama Bruno Michel Iksil, domciliato in Francia, ed è il trader della banca d’affari JP Morgan Chase che ha creato scompiglio sul mercato dei derivati prendendo grosse posizioni sui Credit default swap

E’ stato soprannominato la “balena di Londra”. Si chiama Bruno Michel Iksil, domciliato in Francia, ed è il trader della banca d’affari JP Morgan Chase, con ufficio nella City londinese, che ha creato scompiglio sul mercato dei derivati prendendo grosse posizioni sui Credit default swap (Cds) di varie società. I movimenti del trader hanno attirato subito l’attenzione degli hedge funds, che hanno aperto posizioni contrarie a quelle prese per conto della banca americana. Iksil è specializzato nel trading sugli indici di Cds relativi al debito delle società. Si tratta di operazioni stimate in diversi decine di miliardi di dollari.

Molti addetti ai lavori sono pronti a scommettere che gli eccessivi rischi presi da questo singolo trader impatteranno negativamente sui conti di JP Morgan, dopo che finora il Ceo Jamie Dimon si era sempre vantanto del “bilancio-fortezza” del colosso bancario a stelle e strisce. C’è da considerare, però, che una buona parte delle puntate speculative del trader è stata coperta con contratti-salvagente. Iksil ha operato in pieno accordo con i vertici societari, muovendosi nell’ambiente privilegiato del chief investment office che gestisce la tesoreria e le mega-riserve della banca (qualcosa come 355 miliardi di dollari).

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Non sono per ora arrivate né conferme né smentite da JP Morgan. Iksil, top banker del colosso americano, avrebbe scommesso soprattutto su un particolare indice che scommette sul fallimento di ben 100 società. Alcuni rumors parlano di un’esposizione totale da 100 miliardi di dollari, in grado di sconvolgere completamente il mercato dei Cds. Le autorità di sorveglianza e controllo americana stanno seguendo la situazione per capirci qualcosa in più. Nel frattempo JP Morgan si è limitata a dichiarare che “i risultati sono pubblicati nelle relazioni trimestrali e sono del tutto trasparenti”.

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