L'azienda di riciclaggio dei metalli preziosi lavora per rafforzare il proprio capitale.
Anche l’industria del riciclaggio dei metalli piove sul bagnato. Scholz Holding, centenaria azienda austriaca attiva nella lavorazione degli scarti dei metalli con oltre 7,6 milioni di tonnellate lavorate lo scorso anno, è sotto pressione.
Colpa del calo generale della domanda e del prezzo di materie prime e, in particolare dell’acciaio, che sta mettendo alle corde giganti di fama mondiale come Alcoa e ArcelorMittal. A fine 2014 il fatturato di di Sholz era sceso a 3,1 miliardi e l’Ebitda a poco più di 100 milioni (-17,6%) con un risultato netto negativo per 124 milioni. Solo grazie alla vendita di assets e all’ingresso nel capitale di nuovi soci (Toyota Tsusho Corporation), Sholz era riuscita a ripagare debiti bancari per 158 milioni. Una misura che però, alla luce del prolungato periodo congiunturale, si è rivelata insufficiente a sostenere gli oltre 930 milioni di euro di debiti pendenti. Così, per il prossimo anno, sarà necessario trovare una soluzione per evitare di portare i libri in tribunale lasciando a casa oltre 7.000 dipendenti.
Scholz è al lavoro dallo scorso mese di settembre per trovare una soluzione adeguata per rafforzare il capitale della società . Con un comunicato del 17 settembre scorso, Scholz ha iniziato a mettere le mani avanti dicendo che avrebbe adottato nuove e significative misure per ridurre i costi, ivi incluse operazioni di rafforzamento del capitale. Sui mercati finanziari, il bond high yield Scholz Holding GmbH, quotato alla borsa di Francoforte, è iniziato a scendere precipitosamente e oggi vale poco più del 20% del suo valore nominale. L’obbligazione senior unsecured da 182 milioni di euro (AT0000A0U9J2) corrisponde una cedola del 8,50% e scade fra 19 mesi, ma fra gli investitori è evidente la preoccupazione che il bond rischia di andare in default. In proposito, l’agenzia di rating Euler Hermes aveva già messo in preallarme gli obbligazionisti degradando in agosto a CCC il bond di Scholz.