Investire nei paesi emergenti, spicca il Sud America

Le previsioni relative ai paesi emergenti per il 2011 parlano ancora una volta di ottime performance alla luce di un tasso di crescita superiore rispetto a quello delle economie sviluppate, circostanza che ha portato la maggior parte dei gestori e degli analisti a consigliare di puntare su questi mercati anche nel corso del prossimo anno.

In un’intervista rilasciata a CorrierEconomia, il gestore del fondo Latin America del colosso americano dell’asset management Fidelity, Alex Duffy, ha però spiegato che nel 2011 meriteranno l’attenzione degli investitori anche paesi fino ad ora poco considerati, come Perù, Colombia, Cile e Argentina.

Investire nelle infrastrutture dei paesi emergenti

Viste le ampie prospettive di crescita previste dagli esperti per i paesi emergenti, sono in tanti ad aver deciso di includere nel proprio portafoglio titoli di società che operano in queste zone geografiche. Il problema, tuttavia, anche in questo caso è sempre lo stesso, ossia cercare di ridurre al minimo indispensabile i rischi, effettuando un’analisi approfondita prima di scegliere su quali aziende puntare per investire negli emergenti, perché non sempre le previsioni si rivelano azzeccate.

Ebbene, secondo gli analisti di JP Morgan per non sbagliare bisogna puntare al settore delle grandi infrastrutture, un comparto che nei prossimi 2-3 anni dovrebbe registrare una performance superiore del 2-3% rispetto alla media.

Investire negli Emergenti

Viste le ottime performance dell’ultimo periodo e le previsioni a lungo termine degli analisti, la maggior parte degli esperti ritiene che una parte del proprio portafoglio debba essere investito nei paesi emergenti semplicemente acquistando titoli di società occidentali che fatturano in quelle che sono considerate le nuove economie, come SABMiller, Unilever, Swatch e Infineon.

Secondo una recente indagine, infatti, è emerso non solo che le migliori performance dei fondi comuni sono proprio quelle che si riferiscono a fondi che puntano ai mercati emergenti, ma anche che le azioni delle aziende europee che operano nei paesi emergenti per un giro d’affari superiore al 30% sono riuscite a realizzare in Borsa una performance del 45% superiore rispetto all’indice generale di mercato.