
La decisione improvvisa e inaspettata di BHP rappresenta uno dei principali esempi di come la crisi economica mondiale possa riflettersi sui piani di ampliamente delle aziende e, quindi, frenare ulteriormente l’economia.
Se l’offerta, che ammontava a circa 147 miliardi di dollari, non fosse stata ritirata e l’idea iniziale fosse andata in porto, avremmo assistito ad una delle più grandi fusioni, trattandosi due due colossi societari.
La BHP ha spiegato che la recente instabilità dei mercati ha determinato per i suoi azionisti un livello di rischio inaccettabile. Il prezzo di molte materie prime, infatti, è diminuito a causa della crisi globale che ha causato una riduzione della domanda di petrolio e metalli.
Un portavoce dell società ha affermato: “Anche se è rimasta immutata la nostra logica industriale, basata sulla potenzialità a lungo termine delle risorse naturali, ci sono comunque preoccupazioni per il continuo deterioramento delle condizioni economiche globali e la mancanza di certezze in relazione al tempo necessario per migliorare le condizioni comportano seri rischi per gli azionisti della società “.
Le altre società che operano nel settore, ovviamente, si sono dette contente di questo fallimento della trattativa poichè erano seriamente preoccupate che, attraverso questa fusione, la società sarebbe riuscita a monopolizzare il mercato siderurgico. Al momento, invece, la Rio Tinto non ha rilasciato alcuna dichiarazione.
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