Giallo Sharp, ecco perché non è più di proprietà giapponese

by Redazione Commenta

La taiwanese Foxconn la compra per 660 miliardi di Yen, ma l'operazione viene congelata.

C’è l’accordo, e c’è anche un giallo. Sharp è la prima azienda giapponese a passare sotto controllo estero: la società ha infatti accettato l’offerta di acquisizione pari a 660 miliardi di yen (5,6 miliardi di euro) della taiwanese Hon Hai, più nota con il nome Foxconn, ma l’operazione resta congelata.


Stando a quanto riportato dall’agenzia Kyodo News, la società di Taiwan approverà un incremento di capitale della Sharp e rileverà le azioni privilegiate in mano ai creditori della società. Il debito dell’azienda con sede a Osaka ammonta a circa 500 miliardi di yen, e già a maggio dell’anno scorso era stato annunciato un piano di salvataggio delle banche da 200 miliardi (1,2 miliardi di euro).

Dopo il ‘nulla osta’ dei giapponesi, però, la firma dell’intesa è saltata. L’annuncio è arrivato proprio da Foxconn che al termine dell’operazione possiederebbe il 65,9% di Sharp, ma prima di chiudere deve valutare “un nuovo materiale informativo”. In sostanza, la società starebbe esaminando il profilo di rischio finanziario di Sharp. Insomma dopo l’annuncio, ecco il giallo.

Il conglomerato taiwanese è specializzato nell’assemblaggio di componenti utilizzate per gli iPhone, e già collabora con la stessa Sharp nella produzione di schermi Lcd nello stabilimento giapponese del Kansai. L’offerta concorrente per rilevare Sharp da parte della Network Corporation, una cordata promossa dal governo nipponico, ammontava a meno della metà di quella di Foxconn.

Il governo di Tokyo ha quindi ammesso la sconfitta, auspicando che Foxconn possa garantire gli attuali livelli occupazionali, e aiutare a rivitalizzare l’economia della regione. “Speriamo che Sharp continui a crescere”, ha detto il ministro dell’Industria e del Commercio Motoo Hayashi durante un incontro con la stampa, aggiungendo che la scelta di preferire la taiwanese Foxconn deve essere guardata da diverse prospettive.

La battaglia per il controllo di Sharp, in fondo, era vista come un test per il governo conservatore del premier Shinzo Abe, e le sue intenzioni di aprire il mercato a nuove riforme del diritto societario e ai capitali di investitori stranieri. In passato, e in molte occasioni, le aziende più blasonate in difficoltà hanno sempre potuto contare sull’apporto del governo e il sostegno delle banche nazionali.

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