Rcs smentisce trattative con Axel Springer

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Rcs ha chiuso la seduta di borsa di ieri con un rialzo del 2,41% a 0,8295 euro, ma in mattinata aveva raggiunto un guadagno intraday che sfiorava il 13%. A sgonfiare il rialzo è stata la smentita circa un possibile ingresso nel capitale del colosso tedesco Axel Springer

RCS MediaGroup ha chiuso la seduta di borsa di ieri con un rialzo del 2,41% a 0,8295 euro, ma in mattinata aveva raggiunto un guadagno intraday che sfiorava il 13%. A sgonfiare il rialzo del titolo del gruppo editoriale, che controlla Il Corriere della Sera, è stata la smentita circa un possibile ingresso nel capitale del colosso tedesco Axel Springer. Fonti vicine alla società italiana hanno dichiarato che non c’è “nessuna trattativa e nessuna operazione in corso”. L’ingresso del gruppo editoriale tedesco sarebbe un’opzione interessante secondo gli analisti finanziari.

Infatti, Axel Springer potrebbe prendere posizione nel capitale di Rcs nel momento dell’avvio dell’aumento di capitale da 600 milioni di euro, che avverrà in due fasi: ricapitalizzazione da 400 milioni di euro da concretizzare entro l’estate; gli altri 200 milioni entro il prossimo anno. L’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, non ha voluto commentare i rumors relativi a un possibile interessamento di Axel Springer.

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Unicredit è una delle banche più esposte in Rcs e il presidente Giuseppe Vita, che qualche giorno fa si è dimesso dal consiglio di amministrazione del gruppo di via Rizzoli, è da anni al vertice del colosso tedesco. Dal canto suo Ghizzoni ha ricordato che si continua a lavorare per migliorare il piano industriale, prima che venga presentato definitivamente. L’ad della banca di Piazza Cordusio ha sottolineato anche che si sta discutendo anche dell’aumento di capitale, ma senza arrivare a parlare di consorzio di collocamento e di cifre.

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A breve si riunirà il patto di sindacato di Rcs, che controlla il 58% del capitale, per valutare l’opportunità di aderire o meno alla ricapitalizzazione. I principali soci (Mediobanca, Fiat, Pirelli) dovrebbero aderire del tutto o quasi. Da valutare, invece, la posizione dei Pesenti, dei piccoli azionisti industriali (Merloni, Lucchini e Beertazzoni) e delle compagnie assicurative Generali e Unipol.

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