Sequestro IOR per riciclaggio

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La procura di Roma ha disposto un sequestro preventivo di 23 milioni di euro in deposito su un conto corrente del Credito Artigiano..

La procura di Roma ha disposto un sequestro preventivo di 23 milioni di euro in deposito su un conto corrente del Credito Artigiano (banca controllata dal Credito Valtellinese, presieduto da Giovanni De Censi, a sua volta membro del Consiglio di sovrintendenza dello IOR) intestato allo IOR, l’Istituto per le Opere Religiose che ha sede in Vaticano e che è noto soprattutto per la riservatezza dei suoi conti.

Il sequestro segue alla sospensione di due bonifici disposti a favore della Banca del Fucino e di JP Morgan Frankfurt, rispettivamente di 3 e 20 milioni di euro, disposta dall’Uif (Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia) per sospetta violazione delle norme antiriciclaggio e che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi e del direttore generale Paolo Cipriani.


Ai due, in particolare, la procura romana contesta i reati previsti dai commi 2 e 3 dell’articolo 55 del decreto legislativo 231/07, ovvero l’aver omesso di indicare, nonostante fossero richieste, le generalità dei soggetti per conto dei quali veniva data esecuzione all’operazione e le operazioni sullo scopo e la natura prevista dal rapporto continuativo. I due, dunque, hanno omesso di fornire alcune importanti informazioni imposte dalle norme antiriciclaggio che secondo i magistrati non solo potrebbero protrarre e aggravare le conseguenze di queste operazioni ma anche porre in essere delle operazioni di trasferimento in violazione degli obblighi di trasparenza.

Lo IOR ha raggiunto un accordo con l’Unione Europea al fine di recepire le normative vigenti sul riciclaggio, inoltre dal 2003 la Corte di Cassazione ha attribuito alla giurisdizione italiana la competenza sullo IOR. Nel caso specifico, in particolare, l’operazione è stata sospesa perché essendo lo IOR una banca extra comunitaria, le banche italiane devono effettuare un’ulteriore verifica sull’identità dei propri clienti prima di effettuare operazioni, cosa che ha fatto il Credito Valtellinese. La banca presieduta da De Censi, infatti, lo scorso 14 settembre ha informato l’Uif che i protocolli con lo IOR per rispettare la normativa erano ancora “in corso di definizione” e che quindi non potevano essere effettuate le verifiche richieste dalla legge. Da qui la decisione dello Uif di informare la procura e la Banca d’Italia affinché venisse avviata un’inchiesta.

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