Andiamo in India?

by Redazione 4

Dopo che per anni i media e gli analisti hanno confermato e ribadito un incremento..

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Dopo che per anni i media e gli analisti hanno confermato e ribadito un incremento esponenziale del commercio tra Cina e resto del mondo, adesso, nel giro di pochi giorni si è smesso di parlare del “continente” Cina e si è iniziato a trattare con gli indiani. Il perchè di tutto questo comincia a delinearsi chiaramente e a prendere forma un’idea che forse era nell’aria da sempre. Da molto tempo la maggior parte delle industrie multinazionali hanno adottato forme di partnership con aziende cinesi in grado di occuparsi della totalità della produzione. Le industrie cinesi possono permettersi di lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno senza il rischio di sciopero (che ricordiamo essere una parola bandita dai sistemi di comunicazione autoctona), e senza grossi investimenti nella manodopera (30 dollari al mese per ogni dipendente). Con questi ritmi sarebbe un peccato produrre solo per un’azienda e ecco che nascono quindi i mercati paralleli degli articoli prodotti ovviamente non autentici. Si è stimato che il mercato delle grandi firme conta oltre 60 milioni di prodotti falsi. Ma allora perchè siamo andati li a produrre? Dopo essersi ingolositi del prezzo per la produzione di un prodotto, le grandi multinazionali si sono insediate in Cina senza fare i conti con i possibili mercati dei falsi che ricordo essere legali in Cina che adesso conta diversi centri commerciali giganti dedicati proprio a questo tipo di offerta. Se la lista delle aziende insediate in Cina è lunghissima, è altrettanto lunga la lista delle aziende che ritornano. La Cina possiede 1 miliardo e 300 milioni di persone poverissime totalmente controllate dallo stato più una piccolissima percentuale di SUPER RICCHI che si possono permettere di tutto. Siccome a differenza degli altri stati in cui vige la silenziosa regola che afferma che chi dediete il potere finanziario detiene anche il potere politico, in Cina lo stato è l’unico sovrano ed è in grado di annullare la ricchezza di qualsiasi riccone ed è per questo che la maggior parte di questi super ricchi possiedono la cittadinanza americana. Un’altro aspetto che prelude un possibile buco nero è il fatto che la stragrande maggioranza degli investimenti borsistici avvengono nelle immediate vicinanze ma mai in Cina e questo non è proprio un buon segno. Da questi punti ha preso luce l’idea di andare via dalla Cina e tentare con l’India che ha come vantaggio il fatto di parlare la nostra lingua (l’inglese) e non una lingua per la quale è necessario un interprete, è in una posizione strategica in grado di comunicare velocemente con l’Africa, con l’Asia e con l’Oceania, possiede un elevatissimo numero di persone laureate. Un punto a sfavore gioca il gigante sistema burocratico, ma per gli italiani non sarà un grosso scoglio da superare considerata la burocrazia italiana in grado di ostacolare tutto e tutti. Fiat e Piaggio sono gli li e tra poco vedremo moltissimi altri grossi investitori in grado di potenziare l’economia di questo stato con più di 1 milardo di persone da sfamare. Per qualche dato in più consiglio di leggere l’articolo redatto da Panorama.

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