Moody’s abbassa rating Islanda dopo referendum

All’inizio dell’anno avevamo discusso della questione riguardante l’Islanda, che si trova al centro del polverone sollevato dopo la cosiddetta legge Icesave.

Moody’s si è dichiarata nelle scorse ore molto preoccupata per le conseguenze economiche che potrebbe avere il voto degli islandesi al referendum sulla Icesave.

Ricordiamo che questa legge riguarda i rimborsi ai risparmiatori del Regno Unito ed islandesi che sono stati interessati dal crack delle banche islandesi appunto.

Icesave l’Islanda non paga i debiti

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Negli ultimi giorni si è aggravata la posizione dell’Islanda, che per parola di Ólafur Ragnar Grímsson, presidente della repubblica, ha dichiarato di porre il veto alla legge che ratificava gli accordi precedenti con la Gran Bretagna e con l’Olanda, al fine di rimborsare i correntisti europei della Icesave, banca islandese fallita nel 2008.

Gli islandesi hanno perciò deciso di non pagare i 13mila euro che sarebbero a carico di ogni cittadino, e com’è ovvio che sia tutti sono andati contro questa legge.

Settimana scorsa protagonista l’oro

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La settimana passata si è chiusa in maniera burrascosa con dei movimenti che hanno dato segnali di diversa natura.

Il primo movimento da notare per chi ama investire nell’oro è stato quello dell’oro che ha sfondato la barriera dei 1000 dollaro per poi ritornare sotto questo valore. I mercati azionari hanno avuto l’ennesimo crollo significativo e i titoli di stato hanno avuto un rally importantissimo.

La reazione delle principali valute fa riflettere su alcune considerazioni fatte finora relativamente alle correlazioni che hanno guidato il mercato in questi ultimi mesi. Prima fra tutte è quella relativa al movimento di dollaro e yen che hanno chiuso in pesante ribasso nei confronti di valute a maggior rendimento e mettendo a rischio quel valore intrinseco di valute più sicure che hanno avuto a partire dall’inizio di questa crisi.

Inizia la crisi anche in Islanda

islanda sotto i ghiacci

Nel caso qualcuno pensasse che Paesi più isolati dall’economia mondiale come l’Islanda fossero immuni dalla crisi che ha e sta investendo tutti i mercati, alla luce degli ultimi eventi accaduti in quel di Reykjavík, ove 6mila persone hanno manifestato contro il governo attuale, chiedendone la destituzione a suon di uova e pomodori lanciati contro il Parlamento guidato da Geir Haarde, deve assolutamente ricredersi.

Il Paese, ritenuto fino a poco tempo fa un modello economico per tutti gli altri Stati, è stato messo in ginocchio dalle tre Moire dell’economia: crescita della disoccupazione, inflazione balzata d’un sol colpo al 15% e un rialzo impressionante dei tassi d’interesse, i quali hanno toccato quota 18%. I 300mila abitanti della Nazione più isolata d’Occidente sono esasperati, e auspicano che la situazione possa essere risolta dall’intervento del FMI. Identico desiderio quello divisato dai Lettoni, i quali devono confrontarsi con un crollo vertiginoso del PIL, che porterà dal +10,3% dell’anno che sta per finire, al drammatico –3% previsto per l’anno venturo.