
Eni recupera la produzione in Libia, titolo in rialzo

Ad annunciare in un certo senso che la caduta del regime è ormai arrivata sono stati il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il quale ha affermato che il regime del Colonnello è ormai arrivato ad un punto di non ritorno, e il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, che ha invece sottolineato la chiarezza dell’evento.
L’agenzia di rating ha spiegato di aver deciso di declassare il titolo del colosso energetico italiano alla luce delle difficili condizioni di mercato, a cominciare dalla situazione economica e finanziaria della stessa Italia e che solo pochi giorni fa ha contribuito ad un calo delle borse europee e dell’andamento del cambio euro dollaro per via rischio contagio derivante dal suo elevato debito.
Le due società , che sono finite sotto inchiesta in forza della normativa che prevede la responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi dai dirigenti nell’interesse dell’azienda, subito dopo la diffusione della notizia hanno diramato un comunicato tramite il quale si sono dichiarate parti lese e hanno informato di aver già disposto provvedimenti disciplinari e cautelari nei confronti dei dipendenti coinvolti.
L’assemblea degli azionisti, chiamata ad approvare il bilancio, la distribuzione degli utili e a nominare gli organi sociali, è stata convocata per il 29 aprile in prima convocazione e, eventualmente, per il 5 maggio in seconda convocazione.
Il fallimento della cessione della quota detenuta in Galp, tuttavia, sembra non preoccupare affatto il colosso energetico italiano. A dimostrarlo è stato l’amministratore delegato Paolo Scaroni, il quale ha confermato che l’azienda non ha alcuna fretta di cedere la partecipazione detenuta in Galp, soprattutto alla luce del fatto che fino ad ora si è rivelata un ottimo investimento per Eni.
Secondo i rumors circolati nei mesi scorsi Petrobras avrebbe offerto 3,5 miliardi a fronte di una richiesta di Eni di 4,5 miliardi e a fronte di valore di mercato di circa 4 miliardi.