Rio Tinto accusata di spionaggio dalla Cina

by Redazione Commenta

L'agenzia cinese per i segreti di Stato ha accusato colosso minerario australiano Rio Tinto di aver effettuato un attività di spionaggio..

estrazione mineraria

L’agenzia cinese per i segreti di Stato ha accusato il colosso minerario australiano Rio Tinto di aver effettuato un attività di spionaggio industriale ai danni della Cina per ben 6 anni, un’attività che è costata alla Cina una perdita che ammonta a circa 100 miliardi di dollari.

L’inizio della vicenda risale ai primi di luglio quando sono stati arrestati quattro dipendenti di Rio Tinto, tre di nazionalità cinese e uno australiano. L’arresto è seguito all’accusa di corruzione e di furto di alcuni segreti di stato, il tutto avvenuto nel corso di una negoziazione relativa ad alcuni contratti su minerali ferrosi.


L’agenzia cinese per i segreti di Stato ha affermato che il danno di circa 10 miliardi di dollari subito dalla Cina a seguito dell’attività di spionaggio dei dipendenti di Rio Tinto risulta evidente dai dati che emergono dai computer del colosso minerario e che, a seguito di quanto accaduto, la Cina potrebbe decidere di mettere in atto dei controlli più severi nei confronti delle aziende straniere che operano in Cina, proprio per evitare che simili eventi possano accadere di nuovo.


In relazione alla vicenda l’Amministrazione nazionale cinese per la Protezione dei segreti di Stato ha diffuso un rapporto in cui si legge che l’attività di spionaggio attuata da Rio Tinto attraverso i suoi dipendenti include “il persuadere e il comprare il silenzio, il mettere il naso negli affari dell’intelligence e ottenere le cose con l’inganno“.

Rio Tinto, in particolare, è accusata di aver corrotto i funzionari di ben 11 compagnie siderurgiche cinesi al fine di ottenere delle informazioni sui piani di produzione e sulla situazione finanziaria di tali aziende, informazioni che sono considerate segreti di stato dalle leggi cinesi.

Il colosso minerario australiano ha risposto alle accuse della Cina affermando che i suoi dipendenti non hanno fatto nulla di immorale e che non hanno affatto corrotto le aziende cinesi per ottenere informazioni.

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