
Questa condizione è stata confermata anche da Henry MacNevin, il vicepresidente Emea banking di Moody’s, che tuttavia ha sottolineato come la situzione delle banche italiane non sia poi così disastrosa.
Questa condizione è stata confermata anche da Henry MacNevin, il vicepresidente Emea banking di Moody’s, che tuttavia ha sottolineato come la situzione delle banche italiane non sia poi così disastrosa.
Si tratta del valore più alto mai registato dal 1999, anno in cui l’Istat ha iniziato a raccogliere periodicamente questi dati. Nel primo trimestre dell’anno, ha spiegato l’Istat, le entrate sono diminuite del 2,9%, una riduzione causata soprattutto dalla diminuzione delle imposte dirette e delle imposte indirette, dei contributi sociali e dalla crescita delle altre entrate correnti. Le entrate in conto capitale, invece, hanno registrato un aumento del 24,8% rispetto ai primi tre mesi dell’anno scorso.
Poche ore fa ha confermato questa previsione anche Charles Evans, il presidente della Federal Reserve di Chicago, che, riferendosi agli Stati Uniti, ha affermato che una prima lieve crescita verrà registrata nell’ultimo semestre di quest’anno mentre alla fine del 2010 la crescita economica del paese dovrebbe aggirarsi intorno al 3%.
Una circostanza questa che viene vista da molti come un ulteriore conferma di una lenta e progressiva ripresa dell’economia e, soprattutto come conferma che la crisi economica sta finalmente allentanto la presa.
La Commissione Europea, infatti, ha spiegato che l’elevato debito pubblico del nostro paese rappresenta la principale causa di una serie di squilibri interni potenzialmente dannosi per la crescita del paese, poichè nel caso in cui questi dovessero andare a colpire le finanze pubbliche italiane causerebbero un alto costo del capitale.
La Banca Mondiale, in particolare, ha rivisto le sue precedenti previsioni portandole a -2,9% dal -1,7% di marzo, una decisione questa di rivedere al ribasso le previsioni che, come ha spiegato lo stesso istituto, deriva dalla crescente incertezza che continua a regnare a livello mondiale.
JP Morgan ha analizzato i risultati di Telecom Italia nel primo trimestre 2009, giudicandoli ottimi dati, queste valutazioni favorevoli sono anche dovute a rifinanziamenti, dismissioni di asset e al mercato brasiliano. Proprio il mercato del Brasile sta facendo guadagnare punti a Telecom, infatti questo mercato nel mese di maggio ha ripreso a crescere, ha segnato un bel +2%.
Fininvest ha anche ufficializzato che gli investimenti per l’anno 2008 sono stati di 1.7 miliardi di euro, dato in linea con la media degli ultimi 10 anni, dobbiamo però calcolare la crisi che ha colpito l’intero mondo economico finanziario e non solo, nel 2008.
A seguito del Superindice di Aprile, tuttavia, l’organizzazione sembra aver iniziato a cambiare idea parlando di una “possibile svolta” della situazione economica che vede coinvolta l’Italia, la Francia, il Canada e il Regno Unito.
Ma a rinfrescarci le idee ci pensa la Iata, l’associazione mondiale delle compagnie aeree che rappresenta circa 230 compagnie, ovvero il 93% del traffico internazionale di linea.
Le principale novità della riunione, quindi, non riguarda i tassi di interesse ma la revisione delle stime. La Banca Centrale Europea, infatti, dopo l’incontro ha reso noto che le previsioni si sono ulteriormente aggravate e che per il 2009 la recessione sarà ancora più brusca rispetto a quanto ci si aspettava fino a qualche mese fà .
In particolare, l’indice al netto dei fattori stagionali è salito al 68,7 dal 65,5 registrato durante lo scorso mese. Si tratta di un aumento che, secondo l’Isae, è dovuto principalmente ad una riduzione delle scorte in magazzino e ad un miglioramento delle aspettative di produzione. Anche gli ordini sono saliti ma, tuttavia, solo leggermente.
Le perdite più drastiche hanno interessato soprattutto il settore automobilistico in cui è stato registrato un calo del 46,5% e il settore metallurgico che è calato del 38,5%.
L’Italia, tuttavia, non è l’unico paese a soffrire delle conseguenze della crisi economica poichè un calo del prodotto interno lordo è stato registrato anche in Germania con un -3,8%, in Francia con un -1,2%, in Olanda con un -4,5% e in Austria con un -3,6%.