Il Beige Book della Fed evidenzia peggioramenti

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Dopo un rialzo nella notte durante la giornata di ieri dollaro e Yen hanno perso posizioni in seguito ai rimbalzi verificatisi sui mercati azionari con un Dow Jones e S&P500 che hanno chiuso la giornata in rialzo di oltre il 2%.

Il rimbalzo di ieri viene attribuito anche alle notizie dalla Cina che dovrebbe annunciare a breve, probabilmente domani, un nuovo piano di stimolo che dovrebbe avere degli effetti positivi sull’economia cinese.

Se Trichet non taglia i tassi l’euro crescerà ancora

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La Bce dovrebbe tagliare i tassi di 50pb portandoli al minimo storico di 1.50%.

I dati sull’inflazione sono stati negativi mostrando segni di decrescita dei prezzi e rischi di inizio di un processo di deflazione. Ancor più di quanto detto per il Regno Unito, il discorso post decisione della Banca Centrale avrà la sua importanza.

Infatti Trichet ha sempre una grande influenza sull’andamento del mercato e secondo molti dovrebbe negare la possibilità di ulteriori tagli del costo del denaro.

Come procede la giornata di oggi

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La seconda giornata consecutiva priva di movimenti significativi relativamente al dollaro ha visto un leggero rafforzamento per il biglietto verde e lo Jpy. I dati comunicati nella giornata di ieri hanno visto un calo maggiore delle aspettative nelle pending home sales pari al 7.7%.

Il discorso di Bernanke ha chiarito che gli Usa avranno obbligatoriamente la necessita di espandere il proprio deficit e i mezzi che verranno destinati al settore bancario saranno di circa 700 miliardi di Usd. Il governatore della banca centrale ha anche detto che il salvataggio di AIG lo ha particolarmente “infastidito” rispetto ad altri interventi governativi ma l’obiettivo della Fed deve comunque essere quello di permettere al sistema finanziario di continuare ad andare avanti e quindi non si tirerà indietro neanche in questo caso.

Probabile taglio del costo del denaro da parte della BCE

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Il dollaro ha chiuso la settimana passata vicinissimo ai massimi da circa 3 anni nel Dollar Index e l’inizio di settimana potrebbe vedere importantissimi movimenti che potrebbero essere determinanti per il futuro prossimo. La posizione da prendere sul biglietto verde dovrà tenere conto di quanto sta accadendo negli Usa con dei dati sul Pil terrificanti e delle decisioni da parte di Obama molto coraggiose.

Il primo elemento che potrà avere degli effetti sull’andamento del dollaro nelle prossime settimane sarà legata alle politiche intraprese da Obama che con un’intenzione di intervenire direttamente nel capitale di grandi banche potrebbe far accrescere il rapporto deficit/pil Usa che si trova al 12,5%.

Banche USA: nessuna nazionalizzazione

Crescita del mercato americano

Il Tesoro Usa insieme ad una serie di istituzioni hanno pubblicato ieri nel pomeriggio un intervento chiarificatore sui piani del governo evidenziati il 10 Febbraio ma non ha avuto nessun effetto benefico sulle quotazioni in borsa e non è riuscito a respingere verso alto le quotazioni borsistiche che hanno chiuso la giornata ai minimi dal 1997.

In questo modo il dollaro e lo Yen hanno finito la giornata in rialzo se confrontati con l’inizio settimana piuttosto burrascoso che aveva visto entrambe le valute perdere parecchie posizioni nei confronti dell’Euro in particolar modo. L’intervento sopra menzionato ha chiarificato che lo stato non ha intenzione di nazionalizzare le principali banche del paese (smentendo le voci che circolavano su Citigroup) ed il programma di rilancio avrà il solo effetto di controllare che le banche in difficoltà siano sufficientemente capitalizzate e potrebbe prevedere degli sforzi ulteriori per iniettare liquidità laddove il mercato richiederebbe sostegno alle banche con maggiori problemi.

Cresce la fiducia dei consumatori

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L’appello che Silvio Berlusconi ha più volte rivolto agli italiani, inviandoli a non modificare le proprie abitudini e il proprio stile di vita per evitare un ulteriore peggioramento della crisi economica, sembra essere stato sufficientemente recepito dalle famiglie italiane, almeno secondo i dati resi noti dall’Isae (L’Istituto di Studi e Analisi Economica).

Secondo l’istituto, infatti, la fiducia dei consumatori in quest’ultimo periodo è progressivamente salita fino a raggiungere, durante il mese di Febbraio, livelli che ormai non si registravano dal mese di Dicembre del 2007.

FOMC: tassi d’interesse tra 0 e 0.25%

I mercati hanno vissuto ieri una giornata di discreta volatilitá con, in molti casi, situazioni poco variate. I dati economici dagli Usa hanno mostrato una fiducia dei consumatori ancora in calo attestandosi a 37.7 andando contro le aspettative di recupero che la vedevano intorno ai 39. Questo dato ha causato la risalita del dollaro dopo il forte apprezzamento avuto nelle prime ore della giornata da parte dell’Euro.

Il peggioramento ha dimostrato che i consumatori non vedono ancora dietro l’angolo il recupero economico. Sono arrivati comunque dei dati piú confortanti riguardo la situazione dell’occupazione e dei salari che sembrano avvicinarsi ad una stabilizzazione. Ció non significa che i dati della disoccupazione saranno in miglioramento ma che comunque la situazione si sta lentamente stabilizzando.

Stati Uniti: raggiunto un livello di disoccupazione record

Negli Stati Uniti, durante il mese di Dicembre, il tasso di disoccupazione è salito del 7,2%, il margine più alto raggiunto negli ultimi 16 anni. Durante il 2008, infatti, sono stati persi circa 2,6 milioni di posti di lavoro di cui 524.000 solo durante il mese di Dicembre.

Inizia la crisi anche in Islanda

islanda sotto i ghiacci

Nel caso qualcuno pensasse che Paesi più isolati dall’economia mondiale come l’Islanda fossero immuni dalla crisi che ha e sta investendo tutti i mercati, alla luce degli ultimi eventi accaduti in quel di Reykjavík, ove 6mila persone hanno manifestato contro il governo attuale, chiedendone la destituzione a suon di uova e pomodori lanciati contro il Parlamento guidato da Geir Haarde, deve assolutamente ricredersi.

Il Paese, ritenuto fino a poco tempo fa un modello economico per tutti gli altri Stati, è stato messo in ginocchio dalle tre Moire dell’economia: crescita della disoccupazione, inflazione balzata d’un sol colpo al 15% e un rialzo impressionante dei tassi d’interesse, i quali hanno toccato quota 18%. I 300mila abitanti della Nazione più isolata d’Occidente sono esasperati, e auspicano che la situazione possa essere risolta dall’intervento del FMI. Identico desiderio quello divisato dai Lettoni, i quali devono confrontarsi con un crollo vertiginoso del PIL, che porterà dal +10,3% dell’anno che sta per finire, al drammatico –3% previsto per l’anno venturo.

Posti di lavoro in calo nel 2007

disoccupazione ai massimi livelli

Secondo uno studio condotto dal Global Location Trends di IBM, recentemente i posti di lavoro creati globalmente a livello mondiale sono entrati in una fase di rapida decrescita.

Secondo l’istituto, infatti, nel 2007 sono stati creati 1,2 milioni di posti di lavoro, con un calo di quasi un quinto rispetto all’anno precedente.

Il Global Location Trends segnala inoltre che gli Stati Uniti rimangono il Paese con il maggior numero di posti di lavoro creati, con il 25% dei complessivi: l’impressione, tuttavia, alla luce degli ultimi sviluppi della crisi, è che la leadership americana possa subire un duro colpo durante le prossime edizioni della ricerca.

Italia, disoccupazione ai massimi da due anni

disoccupazione ai massimi livelli

Il tasso di disoccupazione è salito al massimo da due anni a questa parte: durante il secondo trimestre dell’anno, complice la contrazione della domanda e dell’economia nazionale, molte grandi imprese si sono infatti trovate di fronte alla decisione di ridurre il proprio organico.

In Italia, pertanto, il tasso di disoccupazione è salito nuovamente, per il quinto trimestre consecutivo, al 6,8%, rispetto al 6,6% riscontrato dall’Istituto Nazionale di Statistica nel primo trimestre dell’anno.