
Ma le banche che sceglieranno di ricorrere ai cosiddetti “Tremonti bond” dovranno rispettare una serie di condizioni stabilite dallo stesso decreto. Anzitutto dovranno pagare una cedola annua il cui valore sarà compreso tra il 7,5% e l’8,5%, questo però soltanto per i primi anni poichè successivamente il loro valore crescerà gradualmente.
Le banche, inoltre, dovranno impegnarsi a favorire il credito alle famiglie e alle imprese, soprattutto quelle piccole e medie a cui le banche sono generalmente più restie a concedere finanziamenti. Le banche, inoltre, dovranno consentire ai lavoratori in cassa integrazione o che percepiscono un sussidio di disoccupazione, la sospensione del pagamento della rata del mutuo per un periodo di almeno 12 mesi. Esse, inoltre, dovranno essere disponibili ad anticipare le risorse necessarie alle imprese per il pagamento della cassa integrazione.
Il rispetto di tutte queste condizioni, così come pure l’andamento del credito all’economia, saranno periodicamente monitorati per evitare eventuali inadempimenti da parte delle banche.
I principali istituti bancari italiani stanno già valutando la possibilità di ricorrere alla possibilità offerta dal governo. Alcune indiscrezioni vedono Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banco Popolare già pronti ad emettere i Tremonti bond. Per Intesa Sanpaolo, in particolare, si parla di 3 miliardi di euro in bond mentre sembrerebbe che Unicredit sia orientata su una cifra che si aggira intorno ai 4 miliardi.
La notizia, tuttavia, non è stata affatto confermata. I portavoce dei vari istituti bancari, infatti, hanno fatto sapere che prima di decidere dovranno esaminare e discutere attentamente il testo del decreto.
Fonte | Milano Finanza
1 commento su “Firmato il decreto sui “Tremonti bond””