
D’altronde il livello del costo del denaro, bassissimo, non lascia spazio a possibili nuovi tagli in quanto gli effetti positivi sull’economia sarebbero limitati rispetto invece all’adozione di eventuali misure non convenzionali.





Al prestito, che ricordiamo è concesso al tasso agevolato dell’1% al fine di consentire alla banche di disporre di una maggiore liquidità a basso costo, hanno partecipato 800 banche, mentre in occasione della precedente asta tenuta lo scorso 21 dicembre avevano partecipato 523 banche con richieste per un ammontare complessivo pari a 489,191 miliardi di euro.

Nel corso della consueta conferenza stampa che ha seguito la riunione, il presidente della Bce Mario Draghi ha sottolineato che il quadro economico generale continua ad essere caratterizzato da un’elevata incertezza e che l’instabilità dei mercati finanziari continua a pesare sulla crescita dei paesi della zona euro.


Solamente il 30 novembre scorso Goldman aveva posto il rating sottopeso convinta che il contesto economico stesse ulteriormente peggiorando. Hanno influito molto la lentezza della crescita e la necessità di sistemare i bilanci così come il calo della domanda di prestiti alle imprese e l’aumento dei prestiti in sofferenza.

Più nel dettaglio, la Banca centrale europea, la Banca del Canada, la Banca d’Inghilterra, la Banca del Giappone, la Federal Reserve e la Banca Nazionale della Svizzera hanno deciso di tagliare di 50 punti base il costo delle operazioni di swap in dollari nel periodo compreso tra il 5 dicembre 2011 e il 1° febbraio 2013.

Una parte di analisti, seppure in minoranza, aveva infatti ipotizzato un possibile taglio del tasso di riferimento, contro la maggioranza degli analisti che invece aveva previsto una conferma dei tassi all’1,5%.

La domanda che circola sulle bocche dei più importanti manager mondiali nonché dei governanti delle più eminenti istituzioni internazionali, non è più quella sul possibile default della Grecia e sulle migliori strategie per evitare il tracollo dell’economia ellenica.

Trichet ha infatti affermato che la crescita economica dell’area euro ha subito un’importante decelerazione nel corso degli ultimi mesi, circostanza che ha comportato tra le altre cose anche un irrigidimento delle condizioni del settore finanziario.

La decisione presa dal Consiglio direttivo era attesa dal mercato in quanto risulta compatibile sia con le previsioni attuali che con quelle dei mesi scorsi. In occasione della riunione tenuta lo scorso luglio, infatti, l’istituto con sede a Francoforte ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale portandoli all’attuale 1,50% e lasciando intendere che entro la fine dell’anno avrebbe attuato un ulteriore aumento fino a portare il tasso di riferimento all’1,75%.

La riunione di settembre dell’istituto con sede a Francoforte è attesa dagli analisti non solo per l’influenza che l’esito della riunione avrà sul cambio euro dollaro ma anche perchè secondo alcuni analisti domani la Bce taglierà le stime di crescita del Pil europeo sia per il 2011 che per il 2012.