Le cinque migliori griffe di moda sulle quali investire? E’ presto detto. Rbc Capital Markets ha scavato nel settore del lusso osservando i titoli che da inizio 2016Â hanno realizzato la migliore performance.

Le cinque migliori griffe di moda sulle quali investire? E’ presto detto. Rbc Capital Markets ha scavato nel settore del lusso osservando i titoli che da inizio 2016Â hanno realizzato la migliore performance.

Tod’s ha archiviato i primi nove mesi del 2015 con ricavi in aumento da 741 a 786,9 milioni di euro, pressoché coerenti con le attese degli analisti.
Brutti momenti per Tod’s, che in Piazza Affari vede i propri titoli negoziati in calo di 4 punti percentuali.  A margine di tale movimento calante, l’impressione che nel corso delle ultime settimane Tod’s sia cresciuta più del dovuto, e la valutazione di Ubs, che ha rivisto la propria raccomandazione sulle azioni della società di Della Valle. Una nuova aleatorietà si apre pertanto sul futuro a brevissimo termine delle quotazioni dei titoli societari.
Negli ultimi anni il settore del lusso è stato uno dei migliori a Piazza Affari. Il luxory è da tempo un settore rifugio per gli investimenti in borsa e le maggiori aziende italiane con forte esposizione sui mercati internazionali possono chiaramente beneficiarne. Tod’s è una di queste e il bilancio 2012 dimostra l’ottimo stato di salute del gruppo marchigiano guidato da Diego Della Valle. L’utile netto è aumentato del 7,8% a 145,5 milioni di euro, mentre l’ebitda è balzato ddel 7,6% a 250,2 milioni di euro.
Il settore del lusso resta sugli scudi e anche quest’anno sarà uno dei più interessanti, in grado di generare profitti elevati e ritorni generosi agli azionisti. Alla Swiss & Global Asset Management viene stimato che nel 2013 l’industria del luxory crescerà del 6-8%. L’apporto decisivo arriverà ancora dai mercati emergenti, che avranno un peso del 90% sul giro d’affari complessivo. Tra le case del lusso italiane meglio impostate per cavalcare questo trend di straordinaria crescita c’è senza dubbio Tod’s, che è stato promosso ieri da Nomura.

Giornata molto positiva per il settore luxory ieri a Piazza Affari. In particolare brilla la stella di Salvatore Ferragamo, che ha toccato nuovi record assoluti alla borsa di Milano. Le azioni della casa di moda fiorentina hanno evidenziato un rialzo dell’1,87% a 19,6 euro e toccato il massimo più alto di sempre a 19,81 euro. Da inizio 2013 le azioni Ferragamo hanno già messo a segno una performance positiva del 17,8%. A trainare i prezzi in borsa sono state le promozioni giunte da alcune banche d’affari.


La decisione è stata presa a seguito del taglio attuato sulle stime dell’utile per azione relative al 2012 e al 2013, che sono state ridotte rispettivamente dell’8% (da 4,94 a 4,54 euro) e del 10%.


La banca d’affari ha spiegato di aver deciso di declassare i due titoli alla luce della loro forte esposizione al mercato italiano, circostanza che rende i profitti delle due aziende decisamente più vulnerabili all’eventuale peggioramento della situazione macroeconomica previsto dagli analisti.

Nonostante il calo di oggi, tuttavia, gli analisti di Goldman Sachs hanno rivisto al rialzo le loro previsioni sull’intero comparto alla luce della solidità delle vendite registrata nel corso degli ultimi mesi soprattutto grazie al contributo del mercato asiatico.

Citigroup ha infatti comunicato di aver migliorato il rating sul titolo Tod’s portandolo da “hold†a “buy†e il prezzo obiettivo da 94 euro a 101 euro. La banca d’affari ha spiegato di aver deciso di promuovere la quotazione della società di Diego della Valle dopo l’incremento delle stime sull’utile per azione per il triennio 2011-2013.

Il motivo di questa rivalutazione è di facile individuazione. L’investitore oculato, in una congiuntura economica mai così volatile e priva, a causa della crisi dei PIIGGS, dei segnali di ripresa tanto attesi, non ha più molta voglia di lanciarsi in imprese azzardate, remunerative soltanto sul lungo periodo, bensì ha necessità d’investimenti a medio periodo che diano certezze, si tratti anche solo di un cospicuo dividendo o di un dividendo che certifichi la crescita della realtà industriale presa in considerazione nonché la bontà di una gestione accorta che ha saputo traghettarsi ottimamente fuori dalla crisi senza subirne i contraccolpi e preparandosi nel caso, malaugurato, in cui si verifichi un altra bordata.
L’investitore, dunque, sta cominciando ad apprezzare sempre più le società che presentato zero debiti e cospicue riserve di liquidità .
L’investitore, però, potrebbe stupirsi nel constatare che, al 31-5-2011, soltanto 5 delle 26 blue chips quotate a Piazza Affari potessero soddisfare i parametri sopra esposti.