Oracle ha acquistato Sun Microsystems

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Dopo il naufragio della fusione tra IBM e Sun Microsystems si è fatta avanti Oracle corporation, un’azienda leader nel settore della gestione di basi di dati che, senza troppo clamore e senza perdere troppo tempo, ha fatto sapere di aver già provveduto all’acquisto di Sun Microsystems.

Dopo che IBM ha abbandonato il campo, Oracle si è fatta avanti e ha acquistato in men che non si dica la Sun Mycrosistems per una cifra di 7,4 miliardi di dollari.

Il cellulare abbatte i costi delle carte prepagate

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Un’indagine dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha rivelato che i costi delle carte prepagate risultano ancora piuttosto elevati ma, allo stesso tempo, ha prospettato un’interessante opportunità per ridurre i costi a beneficio dei consumatori.

Per abbattere i costi, infatti, ha affermato l’Autorità, occorre sfruttare le potenzialità degli operatori di telefonia mobile che, con i loro 80 milioni di carte, rappresentano la principale componente delle carte prepagate “chiuse”, ovvero utilizzabili solo per pagare i servizi forniti dall’azienda che le emette.

Tremonti rassicura i cittadini prospettando la fine della crisi

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Arrivano rassicurazioni dalle parole del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti che, durante la trasmissione televisiva “In mezz’ora” in cui è stato ospite, ha affermato che è finita “la paura dell’apocalisse”, ammettendo che, anche se l’attuale situzione economica è ancora un incognita e non fornisce alcuna certezza in relazione al futuro, è rallentata la caduta del traffico e del commercio mondiale.

La situazione di incertezza che regna sovrana sull’economia mondiale, ovviamente, non consente al ministro di sbilanciarsi e accennare segni di ripresa ma, tuttavia, consente di guardare al futuro con occhi diversi sostituendo, come ha detto il Presidente Obama, la speranza alla paura.

Banche USA fallite, ecco la lista

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E mentre il colosso americano Citigroup ricomincia a fare utili, la lista delle banche americane fallite si fa lunghissima e solo nel primo trimestre 2009 gli istituti di credito usa falliti sono 25. La crisi finanziaria ha portato ad avere un grande buco nelle banche americane dovute soprattutto alla crisi dei consumi e al mancato pagamento delle rate del mutuo o del prestito erogato.

Le banche USA, per colpa della svalutazione delle abitazioni, si sono trovate ad avere in mano, dopo eventuali pignoramenti, un numero di abitazioni di poco valore che nessuno era più in grado di acquistare. La lista delle banche americane fallite durante il periodo di crisi sono riportate di seguito:

Citigroup registra nuovi utili

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Dall’America arrivano i primi segnali di ripresa. Anche se qualche giorno fa avevamo dato la notizia del fallimento di New Frontier Bank, oggi possiamo finalmente dare una buona notizia.

Il colosso finanziario Citigroup, appartenente alla società holding americana General Electrics, ha registrato nel primo trimestre 2009 un utile netto di 1,6 miliardi di dollari.

Google registra la prima perdita della storia

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A causa degli effetti devastanti della crisi economica abbiamo visto cadere come birilli azienda leader dell’economia mondiale, di tutti i settori, senza nessuna eccezione. Nonostante questo è probabile che non sia venuto in mente a nessuno di pensare che i problemi della crisi economica potessero riguardare anche Google, il motore di ricerca più famoso del mondo.

In effetti non è che Google sia in difficoltà, semplicemente durante i primi tre mesi del 2009 ha registrato un calo dei ricavi del 3%, una cifra che se collocata all’interno dell’attuale contesto economico non solo non è preoccupante ma appare addirittura irrisoria.

Fiat e il governo americano nomineranno il cda Chrysler

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Nonostante la conclusione dell’accordo tra Fiat e Crysler non sia ancora certa, l’attuale ceo Chrysler Bob Nardelli ha reso noto, attraverso una nota ai dipendenti diramata dalle agenzie di stampa americane, che saranno la Fiat e il governo americano a nominare il nuovo consiglio di amministrazione Chrysler, ovviamente se l’intesa tra le due case automobilistiche dovesse andare a buon fine.

Nella nota è specificato che la maggioranza dei consiglieri nominati non apparterà a nessuna del due case automobilistiche. Al consiglio di amministrazione così nominato, quindi, spetterà il compito di nominare un presidente e, insieme con Fiat, il compito di nominare l’amministratore delegato.

Titolo Fiat in rialzo dopo i risultati europei

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Fiat Group Automobiles durante il mese di Marzo è riuscito ad aumentare ulteriormente la sua quota di mercato raggiungendo il 9,2% rispetto al 7,4% dello scorso anno, confermandosi così al quarto posto tra i costruttori europei.

L’andamento positivo di Fiat, tuttavia, si è mostrato in controtendenza rispetto all’andamento europeo dove, durante il primo trimestre, le vendite di auto sono calate del 17,2% mentre le immatricolazioni sono diminuite del 9% rispetto al primo trimestre del 2008.

L’accordo tra Fiat e Chrysler è sempre più lontano

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L’accordo tra Fiat e Chrysler appare ogni giorno più lontano. Solo qualche giorno fà, infatti, Sergio Marchionne si era detto pronto a rinunciare all’intesa nel caso in cui i sindacati non avessero accettato le condizioni dell’accordo entro la fine del mese.

L’amministratore delegato Fiat, infatti, aveva spiegato che al momento c’è il 50% di possibilità che l’accordo con Chrysler vada in porto. Pur non trattando direttamente con i sindacati, infatti, Marchionne ha spiegato che essi hanno assunto una posizione decisamente più rigida e non sembrano affatto intenzionati ad accettare la riduzione del costo del lavoro inclusa nell’accordo.

Ernst&Young non certifica il bilancio Tiscali 2008

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Ernst&Young, società di revisione di Tiscali, ha mostrato incertezze in relazione al bilancio 2008 della società sarda, incertezze che non consentono di “concludere sull’appropriatezza della prospettiva di continuazione dell’attività aziendale“.

L’impossibilità di esprimere un giudizio sul bilancio 2008 di tiscali, ha spiegato Ernst&Young, dipende soprattutto dalle trattative attualmente in atto tra Tiscali e alcune banche, trattative che hanno ad oggetto il debito della società di internet service provider.

Sergio Marchionne pronto a rinunciare all’accordo con Chrysler

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La conclusione dell’accordo tra Fiat e Chrysler appare sempre più difficile, nonostante l’alleanza rappresenti l’unica possibilità di salvezza per l’azienda americana e nonostante l’accordo sia stato pubblicamente auspicato dal presidente Obama.

Gli ostacoli alla conclusione, infatti, sono rappresentati dai sindacati che si sono detti contrari al taglio dei posti di lavoro contenuto nel potenziale accordo tra le due case automobilistiche. La posizione assunta dai sindacati, quindi, sta rendendo l’iter lungo e complicato.

Michelin chiude un impianto lasciando senza lavoro 1000 persone

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La crisi del settore automobilistico ha inevitabilmente coinvolto anche tutte quelle aziende la cui attività è subordinata all’andamento delle vendite di auto, proprio come Michelin, azienda leader nella fabbricazione di pneumatici che ha annunciato la chiusura dell’impianto di Opelika, in Alabama, dove attualmente lavorano più di mille persone.

La decisione di chiudere l’impianto, ha spiegato l’azienda, appare come inevitabile. La crisi mondiale e le ingenti difficoltà riscontrate da quelle che rappresentano le aziende automobilistiche leader nell’economia americana ha determinato un calo della domanda senza alcun precedente.

General Motors si avvicina alla bancarotta e Sergio Marchionne al ruolo di AD Chrysler

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General Motors appare sempre più vicina alla bancarotta e i più danno già per spacciata l’azienda, nonostante la casa costruttrice americana ha ancora un mese di tempo per presentare un piano di ristrutturazione valido che sia in grado di convincere il governo americano a concedere gli aiuti richiesti.

La sfiducia arriva soprattutto dall’amministrazione Obama che ha fatto sapere di essere già al lavoro per realizzare una bancarotta rapida ed efficace nel caso in cui General Motors non riesca a dimostrare di poter tornare ad essere solvibile, circostanza sicuramente non sperata dai contribuenti americani a cui la bancarotta del colosso automobilistico comporterebbe un’aggravio di spesa quantificato in una cifra compresa tra i 5 e i 7 miliardi di dollari.