Bce mantiene i tassi invariati ma rivede le stime

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A seguito della riunione tenutasi ieri la Banca Centrale Europea ha lasciato invariati i tassi di interesse confermandoli all’1%, un livello percentuale che, sebbene rapresenti il minimo storico, è stato definito dal presidente Trichet come “appropriato” e non “il minimo possibile“, come al contrario sostengono in molti.

Le principale novità della riunione, quindi, non riguarda i tassi di interesse ma la revisione delle stime. La Banca Centrale Europea, infatti, dopo l’incontro ha reso noto che le previsioni si sono ulteriormente aggravate e che per il 2009 la recessione sarà ancora più brusca rispetto a quanto ci si aspettava fino a qualche mese fà.

La Bce taglia i tassi portandoli al minimo storico

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Come atteso il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha tagliato di un quarto di punto il tasso di riferimento portandolo all’1%. Inoltre, ha subito un taglio di mezzo punto percentuale il tasso marginale, che è passato dal 2,25% al 1,75%, mentre resta invariato allo 0,25% il tasso sui depositi.

Una misura che, anche se è senza precedenti poichè porta il costo del denaro al minimo storico, era comunque attesa dal mercato. Si ritiene, tuttavia, che quest’ultimo taglio non sarà seguito da altre misure simili, proprio perchè esso è già stato giudicato troppo basso da vari membri del Consiglio, una notizia che lascia intendere una decisione presa a maggioranza anzichè all’unanimità.

Le previsioni degli esperti dopo il taglio della Bce

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La scorsa settimana la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi di interesse dello 0,25% portandoli dall’1,50% all’1,25%, praticamente il minimo storico. Nonostante questo, tuttavia, la manovra della Bce ha deluso le aspettative degli economisti che attendevano un taglio di mezzo punto percentuale.

La decisone della Bce di limitarsi a un taglio di un quarto di punto percentuale, decisione tra le altre cose molto sofferta e discussa, è stata dettata soprattutto dalla volontà del consiglio direttivo della Bce di procedere in modo cauto e ragionato.

La BCE taglia i tassi di interesse portandoli al minimo storico

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La tanto attesa decisione sul taglio di interessi da parte della BCE ha letteralmente stupito quanti si aspettavano che la Banca Centrale effettuasse un taglio di mezzo punto percentuale, aspettativa vanificata dopo l’annuncio di una riduzione dello 0,25%. Quindi, a seguito della decisone del consiglio direttivo della Bce riunitosi ieri a Francoforte, i tassi di interesse sono stati portati dall’1,50% all’1,25%.

Il presidente della Banca centrale europea Jean Claude Trichet ha rivelato che si è trattato di una decisione difficile, caraterizzata da profonde discussioni e sulla quale non tutti i membri erano concordi, tant’è che essa è stata assunta a maggioranza anzichè all’unanimità.

Titolo Fiat in netto rialzo

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Hanno seguito l’andamento positivo di Wall Street e dei mercati asiatici tutte le principali borse europee con Parigi che segna +3,26%, Francoforte +3,42% e Londra +2,72%. A Milano il Mibtel segna un rialzo del 2,61%, mentre l’S&PMib guadagna il 2,87%. A Piazza Affari registrano un andamento positivo anche i titoli bancari con Banco Popolare +6,67%, Unicredit +5,23% e Intesa Sanpaolo +2,56%.

Ma la vetta spetta a Fiat che guadagna il 7,63% grazie soprattutto ai dati relativi alle immatricolazioni del mese di Marzo che vedono il Lingotto leader nel settore delle vendite italiane.

L’Istat conferma il -1% del Pil 2008

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L’Istat ha confermato che il Pil italiano è calato dell’1% nel 2008, un dato che non si registrava dal lontano 1975 e, in ogni caso, il dato peggiore dal 1980, anno in cui l’Istat ha iniziato a raccogliere dati su base statistica.

Nel quarto trimestre 2008, in particolare, il Pil è diminuito dell’1,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,9% rispetto al quarto trimestre del 2007.

Il risultato è praticamente disastroso se si pensa che il -1% relativo al 2008 và comparato con il +1,5% del 2007. Un dato così negativo non era stato previsto nanche dall’Istat che ha dovuto rivedere le sue previsioni che indicavano come stima preliminare un calo dello 0,9%.

La borsa americana si riprende dalla crisi

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La propensione al rischio è stata alle stelle nelle giornata di ieri come non si vedeva da parecchie settimane. La borsa Usa ha visto un rialzo notevole con un S&P500 che è salito del 6.37% e pesando sulle quotazioni di dollaro e Yen che hanno risentito negativamente alle buone notizie provenienti da Citigroup che ha fornito dati di bilancio positivi per la prima volta da circa 2 anni.

Il Governatore Bernanke ha inoltre assicurato che la Fed fornirà alle banche tutto il capitale necessario a superare questa crisi con lo scopo di aiutare il sistema finanziario e ha richiesto un intervento che dovrà evitare il riproporsi di tali situazioni in futuro.

Dollaro in salita continua, Euro critico

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Il dollaro ha vissuto un’altra settimana di rialzi in un trend che continua ad essere ascendente e il DXY continua a confermare il trend in salita per il biglietto verde. La permanenza al di sopra di 88 dovrebbe confermare il trend rialzista del dollaro nei prossimi giorni.

Tra i dati che verranno pubblicati questa settimana ci saranno i dati delle vendite al dettaglio che saranno negativi per l’ennesima volta anche in virtù dei dati della disoccupazione pubblicati venerdì passato. Tutti I settori sono in una pesante fase di contrazione e il settore auto dovrebbe essere quello maggiormente sotto pressione. Vedremo quali saranno le reazioni del mercato azionario e questo potrebbe avere delle influenze sulle quotazioni del dollaro.

Se Trichet non taglia i tassi l’euro crescerà ancora

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La Bce dovrebbe tagliare i tassi di 50pb portandoli al minimo storico di 1.50%.

I dati sull’inflazione sono stati negativi mostrando segni di decrescita dei prezzi e rischi di inizio di un processo di deflazione. Ancor più di quanto detto per il Regno Unito, il discorso post decisione della Banca Centrale avrà la sua importanza.

Infatti Trichet ha sempre una grande influenza sull’andamento del mercato e secondo molti dovrebbe negare la possibilità di ulteriori tagli del costo del denaro.

Come procede la giornata di oggi

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La seconda giornata consecutiva priva di movimenti significativi relativamente al dollaro ha visto un leggero rafforzamento per il biglietto verde e lo Jpy. I dati comunicati nella giornata di ieri hanno visto un calo maggiore delle aspettative nelle pending home sales pari al 7.7%.

Il discorso di Bernanke ha chiarito che gli Usa avranno obbligatoriamente la necessita di espandere il proprio deficit e i mezzi che verranno destinati al settore bancario saranno di circa 700 miliardi di Usd. Il governatore della banca centrale ha anche detto che il salvataggio di AIG lo ha particolarmente “infastidito” rispetto ad altri interventi governativi ma l’obiettivo della Fed deve comunque essere quello di permettere al sistema finanziario di continuare ad andare avanti e quindi non si tirerà indietro neanche in questo caso.

Probabile taglio del costo del denaro da parte della BCE

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Il dollaro ha chiuso la settimana passata vicinissimo ai massimi da circa 3 anni nel Dollar Index e l’inizio di settimana potrebbe vedere importantissimi movimenti che potrebbero essere determinanti per il futuro prossimo. La posizione da prendere sul biglietto verde dovrà tenere conto di quanto sta accadendo negli Usa con dei dati sul Pil terrificanti e delle decisioni da parte di Obama molto coraggiose.

Il primo elemento che potrà avere degli effetti sull’andamento del dollaro nelle prossime settimane sarà legata alle politiche intraprese da Obama che con un’intenzione di intervenire direttamente nel capitale di grandi banche potrebbe far accrescere il rapporto deficit/pil Usa che si trova al 12,5%.

Settimana scorsa protagonista l’oro

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La settimana passata si è chiusa in maniera burrascosa con dei movimenti che hanno dato segnali di diversa natura.

Il primo movimento da notare per chi ama investire nell’oro è stato quello dell’oro che ha sfondato la barriera dei 1000 dollaro per poi ritornare sotto questo valore. I mercati azionari hanno avuto l’ennesimo crollo significativo e i titoli di stato hanno avuto un rally importantissimo.

La reazione delle principali valute fa riflettere su alcune considerazioni fatte finora relativamente alle correlazioni che hanno guidato il mercato in questi ultimi mesi. Prima fra tutte è quella relativa al movimento di dollaro e yen che hanno chiuso in pesante ribasso nei confronti di valute a maggior rendimento e mettendo a rischio quel valore intrinseco di valute più sicure che hanno avuto a partire dall’inizio di questa crisi.

La crisi finanziaria durerà ancora qualche mese

Il mercato azionario Usa ha iniziato la giornata in rialzo ma una serie di notizie negative ha avuto l’effetto di far scendere le quotazioni e chiudere la giornata in ribasso avendo come effetto il rafforzamento del dollaro.

Tra le notizie che hanno depresso il mercato ci sono i dati negativi presentati dalla Time Warner e Kraft Foods e l’abbassamento del rating della Russia che é stato portato a tripla B ed avvicinandosi sempre maggiormente alla classificazione come junk bonds. L’indice ISM é aumentato a 42.9 rispetto al precedente dato rilevato a 40.1. Siamo comunque sotto i 50 punti e quindi si conferma la forte contrazione del mercato: si continuano a vedere cali nei nuovi ordini e l’attesa per domani con i dati sulla disoccupazione é elevatissima.

I dati dovrebbero essere ancora una volta drammatici e ci si attende la perdita di altri 500.000 posti di lavoro. Anche l’indice ADP rilevato ieri é stato negativo in tal senso.

La crisi dei consumi alimenta la borsa negativa

foto che mostra un bancario preoccupato per la crisi economica

Un pil in pesante calo come preannunciato non ha avuto l’effetto di deprimere le quotazioni del dollaro, anche per la presentazione di risultati che sono stati meno negativi del previsto. La lettura di questo dato va indirizzata nella stessa direzione degli ultimi mesi relativamente alla percezione del rischio.

Le aspettative per i dati delle prossime settimane rimangono comunque poco incoraggianti e il dato che deve far maggiormente riflettere riguarda i consumi che sono scesi su base annua dell’8,9% risultando il peggior dato da circa 51 anni.

Lo scenario economico Usa rimane povero e un andamento cosi negativo avrà degli effetti inevitabilmente sul dollaro nei prossimi mesi e sottolineamo come la correlazione tra EURO/DOLLARO e S&P500 rimane ai livelli più alti di sempre pertanto rimaniamo dell’avviso delle ultime settimane sottolineando come sarà importante tenere sempre sotto controllo l’andamento delle borse per capire il tipo di posizioni da prendere sul mercato relativamente al dollaro.