Citigroup riceve aiuti dal governo americano

Il governo americano ha annunciato un piano di salvataggio a favore del colosso bancario Citigroup quantificato in 20 miliardi di dollari, che verranno impiegati per l’acquisto di azioni dell’azienda. Tale manovra arriva dopo che, appena il mese scorso, alla banca erano stati concessi circa 25 miliardi di dollari prelevati dai fondi pubblici.

La società, a causa della crisi finanziaria globale, ha perso diversi miliardi di dollari e ha registrato un guadagno di circa il 60% in meno rispetto all’anno precedente. La scorsa settimana, inoltre, la società ha annunciato un taglio di circa 52.000 di posti di lavoro in tutto il mondo.

La risposta del governo alle richieste di Ford, Chrysler e General Motors

Le tre principali case automobilistiche americane (Ford, Chrysler e General Motors), come già si è appreso nei giorni scorsi, avevano richiesto al governo americano un aiuto quantificato in circa 25 miliardi di dollari.

Oggi è arrivata la risposta del governo il quale ha affermato che se le tre aziende intendono ottenere un finanziamento devono presentare, entro il 2 Dicembre, un convincente piano di recupero.

Dana Perino, portavoce della Casa Bianca, ha affermato che il Presidente Bush è più che disposto a concedere l’aiuto richiesto dalle case automobilistiche e che, per questo motivo, cercherà di incoraggiare il Congresso a farlo al più presto. Il Presidente, per concedere questo prestito, conta di prelevare i soldi necessari dal Dipartimento per l’Energia, che era stato originariamente istituito per finanziare lo sviluppo di veicoli più efficienti dal punto di vista dei consumi.

La crisi del mercato automobilistico colpisce anche l’Europa

La crisi economica che ha colpito il settore auto non è circoscritta soltanto alle note case automobilistiche americane ma ha coinvolto anche numerosi produttori europei.
Secondo Acea, l’associazione delle case automobilistiche europee, le vendite di auto in Europa sono diminuite del 14,5% nel mese di Ottobre.

Peugeot, ad esempio, ha annunciato un taglio di circa 2.700 posti di lavoro a causa del forte calo di domanda. La nota casa Francese, infatti, durante l’ultimo trimestre ha registrato un calo del 17% e prevede un ulteriore riduzione delle vendite di almeno il 10% per il prossimo anno.

La casa produttrice, inoltre, prevede di spostare circa 900 lavoratori dalla sua fabbrica di Rennes ad altri siti, sulla base di un piano strategico che sarà discusso dal Consiglio il 2 Dicembre. Jean-Luc Vergne, che è a capo del settore risorse umane, ha spiegato che il taglio dei posti di lavoro è assolutamente necessario al fine di tutelare l’azienda e i suoi restanti 200.000 dipendenti.

Dal Vaticano lezioni di economia

papa

Nella giornata di ieri si è tenuta nella sede milanese dell’Università Cattolica, in una’Aula Magna gremita e tirata a lucido, l’inaugurazione dell’Anno Accademico, a cui ha presenziato il Ministro del Tesoro Tremonti. Non prestando attenzione alla manifestazione che si teneva negli stessi minuti al di fuori dell’ateneo, a cui vi ha preso parte anche il Nobel Dario Fo, l’On. Tremonti ha enucleato le proprie idee sull’attuale crisi, paragonandola ad un videogioco in cui esistono vari livelli da passare, ognuno col proprio mostro, e in questo caso gli avversari sarebbero carte di credito, bancarotte delle società, ed infine, last but absolutely not least, i derivati.

Il Ministro della Repubblica trova inoltre un profeta dell’attuale crisi, identificandolo in colui che oggi è Papa, ma che nel 1985 scrisse “Church and Economy” in cui era teorizzato il collasso del mercato e l’implosione dell’economia su se stessa.

La crisi economica colpisce Detroit

La crisi economica ha ormai completamente colpito il settore auto anche in quella che ne è definita la patria, Detroit. La vendita di auto da parte della General Motors, infatti, lo scorso mese è scesa di del 45% e Walt Tutak, manager Chevrolet, si è detto realmente preoccupato poichè, durante i suoi 34 anni di lavoro nel settore auto, non ha mai visto una situazione tanto drastica.

Il mercato automobilistico rappresenta senza dubbio una fetta consistente dell’economia americana, un settore che dà lavoro a milioni di persone i cui posti di lavoro sono seriamente a rischio. Tutak, inoltre, ha affermato che il governo dovrebbe impegnarsi tempestivamente ed efficacemete a sostegno delle tre principali case automobilistiche di Detroit (Ford, General Motors e Chrysler) soprattutto perchè esse danno lavoro a circa 500.000 persone.

Alitalia: sarà Lufthansa il partner?

aereo lufthansa

A meno di una settimana dall’attesissima fine del commissariamento, per Alitalia, o meglio, per la nuova Alitalia, ossia CAI, si prospetta un’agenda fitta di appuntamenti internazionali.
Trovatosi con il cancelliere tedesco Angela Merkel, Berlusconi ha ribadito che ogni alleanza con partner europei verrà vista di buon occhio, ma gli unici a poter decidere sono Colaninno & Co.

Ma chi sono appunto questi sedici protettori della bandiera italiana sulla livrea dei nostri aerei?

Gli esponenti di maggior spicco sono il già citato Roberto Colaninno, proprietario di Piaggio ed ex-padrone di Telecom, per la quale, dato l’accertamento di evasione fiscale, ha patteggiato col Fisco una sanzione di 156 milioni di Euro. Ha conoscenze politiche in entrambi gli schieramenti politici tant’è che il figlio Matteo è addirittura ministro ombra per lo sviluppo economico; Carlo Toto, già in partnership con Lufthansa, è uno dei pochi che sia nel caso dovesse andare in porto l’operazione CAI, sia dovesse fallire, guadagnerebbe in ogni caso, o con CAI o con la sua Air One; Francesco Caltagirone è indagato per aggiotaggio insieme a Billè per quanto riguarda l’inchiesta Antonveneta;

Chrysler chiede aiuto al governo

La crisi finanziaria in atto continua ad includere tra le sue vittime anche colossi dell’economia mondiale. L’ultima di questi, ma solo in ordine di tempo, è la Chrysler, la casa leader del mercato automobilisto americano che, poche ore fà, ha rivelato che, per lei, sarebbe estremeamente difficile riuscire a sopravvivere senza alcun aiuto da parte del governo.

La richiesta della Chrysler arriva dopo che Ford e General Motors, i suoi principali concorrenti, hanno chiesto al governo un aiuto di circa 25 miliardi di dollari.

Nancy Pelosi, il leader del partito democratico, ha affermato di voler convincere il Congresso ad approvare questi aiuti poichè Chrysler, Ford e General Motors sono tutte aziende pesantemente colpite dalla crisi che ha causato un forte calo di vendite da parte degli Stati Uniti.

Inizia la crisi anche in Islanda

islanda sotto i ghiacci

Nel caso qualcuno pensasse che Paesi più isolati dall’economia mondiale come l’Islanda fossero immuni dalla crisi che ha e sta investendo tutti i mercati, alla luce degli ultimi eventi accaduti in quel di Reykjavík, ove 6mila persone hanno manifestato contro il governo attuale, chiedendone la destituzione a suon di uova e pomodori lanciati contro il Parlamento guidato da Geir Haarde, deve assolutamente ricredersi.

Il Paese, ritenuto fino a poco tempo fa un modello economico per tutti gli altri Stati, è stato messo in ginocchio dalle tre Moire dell’economia: crescita della disoccupazione, inflazione balzata d’un sol colpo al 15% e un rialzo impressionante dei tassi d’interesse, i quali hanno toccato quota 18%. I 300mila abitanti della Nazione più isolata d’Occidente sono esasperati, e auspicano che la situazione possa essere risolta dall’intervento del FMI. Identico desiderio quello divisato dai Lettoni, i quali devono confrontarsi con un crollo vertiginoso del PIL, che porterà dal +10,3% dell’anno che sta per finire, al drammatico –3% previsto per l’anno venturo.

Come risolvere la crisi finanziaria

bernanke insieme a bush

Nel discorso di venerdi Bernanke ha dichiarato che le decisioni di politica monetaria non hanno finora risolto la situazione attuale e per risolvere la crisi finanziaria internazionale saranno doverosi degli interventi politici degli interventi da parte dei politici. Gli swap overnight quotano giá con uno sconto di 50 pb nel mese di Dicembre e nella giornata del 19 Novembre sono attesi diversi dati importanti. Eventuali dati negative potrebbero aumentare la possibilitá di vedere un indebolimento dell’EUR/USD e la sua discesa al di sotto di 1.24.

La zona euro ha fatto registrare dati negativi nella settimana passata e eventuali cali nel mercato azionario americano non mancheranno di indebolire l’Euro come avvenuto nelle ultime settimane. Ci attendiamo che questa correlazione rimarrá elevata anche nelle prossime settimane e I risultati nelle quotazioni saranno legate alla percezione del rischio. Sará importante vedere come le quotazioni dell’Euro reagiranno ai provvedimenti presi nel corso del G20 di questo fine settimana ed in questo senso sará importante vedere come reagiranno le borse questa mattina.

Lo Yen ha visto aumentare la Sua volatilitá nelle ultime settimane ed é spesso stato il termomentro relativamente alla percezione del rischio sul mercato. Il G20 potrebbe nel breve termine riportare un po’ di fiducia e qualora ció avvenisse si dovrebbe assistere ad un calo delle quotazioni dello Yen. Si dovrá valutare se le promesse relativamente ad interventi fiscali potrebbbero dare qualche spinta al mercato. Qualora questo non avvenisse la situazione del mercato potrebbe avere un deterioramento e la volatilitá, che era diminuita nelle ultime 2 settimane, sta ritornando a livelli elevati.

Fondo Monetario Internazionale: sono necessari ulteriori finanziamenti

Dominique Strauss-Kahn sostiene che il Fondo Monetario Internazionale necessita di ulteriori finanziamenti per poter intervenire efficacemente e svolgere un ruolo essenziale nella ripresa dell’economia globale. La richiesta è di un finanziamento di almeno 100 miliardi di dollari per i prossimi sei mesi.

Dominique Strauss-Kahn ha affermato, inoltre, che la necessità di ulteriori risorse è stata determinata dal notevole incremento dei Paesi che chiedono sostegno al Fondo Monetario Internazionale e, nel frattempo, ha invitato i governi dei vari Paesi a tagliare ulteriormente i tassi di interesse.

Nel frattempo sabato, durante il G20 tenutosi a Washington, i vari leader intervenuti si sono impegnati a cooperare per stimolare la crescita economica in tutto il mondo, sia nei paesi sviluppati che nei paesi in via di sviluppo lavorando, sopratutto, per ridurre le imposte e tassi di interesse ed aumentare la spesa pubblica.

Dalla crisi nasce concorrenza, o viceversa?

citigroup da il 4%

In un Paese martoriato da una situazione eufemisticamente tragica come gli Stati Uniti, in cui si spera che il nuovo presidente, quando si insedierà, potrà aiutare dapprima le famiglie, ed in secondo luogo le banche, queste ultime hanno abbandonato i secolari cartelli che vedevano da se sempre, con impercettibili variazioni, gli stessi tassi d’interesse sui depositi, offrendo allettanti condizioni per attirare nuova clientela e per far rimanere quella che ancora di loro si fida.

E così una delle banche più importanti e più influenti non solo degli USA, ma del mondo intero, com’è Citigroup, pubblicizza in ogni dove la sua proposta a tasso 4% per certificati di deposito a sei mesi, facendo però andare su tutte le furie banche di proporzioni molto più modeste come la Virginia Commerce Bank, la quale per non far migrare i propri clienti, ha dovuto assicurare loro un tasso d’interesse di mezzo punto più alto.

G20: si riuscirà a debellare la crisi?

In vista del G20 ci si chiede, soprattutto, se questo vertice sia in grado di creare le basi per porre fine all’attuale crisi finanziaria e determinare, quindi, una rinascita economica mondiale.
Questo obiettivo è, ovviamente, ambizioso ma il fatto è che da un evento di tale portata e risonanza ci si aspetta molto.

Chiaramente la volontà dei leader è quella di colllaborare perchè questa crisi finanziari, che ha improvvisamente coinvolto tutti, non giova a nessuno.

La crisi, intanto, continua ad allargarsi a macchia d’olio iniziando a coinvolgere anche quei paesi che fino ad ora ne erano rimasti quasi immuni e aggravandosi ulteriormente in quelli già colpiti.

Crollo di New York, bene lo Yen giapponese

bce_logo

La giornata di ieri ha dimostrato ulteriore debolezza sul mercato soprattutto in seguito alla dichiarazione di Paulson che ha affermato che il governo non acquistera I mutui non liquidi. Ció ha fatto crollare la borsa di New York e ha fatto volare il JPY. Questo ha dato la riprova che gli investitori non hanno fiducia nella situazione economica attuale e soprattutto nel sistema bancario. Sulla base di questa considerazioni riteniamo si debba continuare a tenere in considerazione questa correlazione inversa tra JPY (ed in generale valute a basso rendimento) e Dow Jones.

Il USD é salito nei confronti della maggior parte delle valute, eccetto lo JPY, dando prova dello stato di salute dei mercati finanziari che ancora fatica a riprendersi dalla situazione di crisi attuale. Gli investitori continuano a dare segnali di ricerca di asset sicuri e l’andamento del USD ne é la prova.

Il GBP é sceso per la prima volta dal 2002 sotto 1.50 e il rapporto sull’inflazione in cui si legge una revisione delle previsioni sulla crescita e sull’inflazione al ribasso. La BOE ha previsto che l’economia si contrarra e I dati saranno ben al di sotto del 2% obiettivo di crescita e forse ci si potrebbe attendere dei dati negativi. Si sottolinea inoltre come ci sia il rischio di deflazione che potra essere evitato solamente con ulteriori tagli di tassi e il Governatore della BOE ha dichiarato che I tassi potrebbero scendere molto al di sotto dei livelli attuali. Il GBP/USD ha terminato il giorno sopra 1.49 e le aspettative per I tassi potrebbero far scendere ulteriormente I valori al di sotto. La prossima zona di supporto si situa in prossimita di 1.4680/147.

Trichet: si prevedono grosse vendite di Euro

banconote da 1000 yen

L’euro recede contro il dollaro giovedi sui mercati asiatici come lo Yen che perdeva del terreno dopo l’annuncio del voltafaccia di Washington che ha rinunciato ad acquistare i beni tossici delle banche.

La valuta unica d’altra parte si e’ apprezzata contro lo Yen (119,10 contro 118,19 Yen della vigilia)

Anche il dollaro sale sul Yen (95,57 contro 94,61 Yen di mercoledì sera). L’euro potrebbe subire un contraccolpo dopo il discorso di Jean-Claude Trichet, il presidente della Banca centrale europea, che si attende per giovedì.

“Se le posizioni di M. Trichet non saranno abbastanza forti, gli attori del mercato venderanno l’euro perche’ lasceranno presagire futuri tagli dei tassi d’interesse dalla BCE“, ha dichiarato Hiroshi Yoshida, analista nello Shinkin Banca Centrale.

Mercoledì, la valuta giapponese è salita sensibilmente, il biglietto verde è passato sotto la barriera dei 95 Yen dopo le dichiarazioni del segretario americano del Tesoro Enrico Paulson che ha rinunciato all’ acquistare dei beni non commerciabili (che non possono essere rivenduti) delle banche, contrariamente a quello che veniva previsto inizialmente nel piano di salvataggio di 700 billioni di dollari adottato ad ottobre dal Congresso americano.