
Fannie Mae, Freddie Mac: insolvenza

Il fallimento di IndyMac, nella fattispecie, sembra essere particolarmente significativo. Non si tratta infatti di una banca qualsiasi, ma di uno dei principali istituti di credito degli Stati Uniti, con attività finanziarie per oltre 32 miliardi di dollari.
Secondo quanto dichiarato da Alessandro Ortis, dell’authority per l’elettricità e il gas naturale, il settore in questione sarebbe particolarmente in ritardo in termini di efficienza di mercato e sviluppo delle infrastrutture. Il mercato nazionale del gas naturale, ha proseguito Ortis, è dominato pesantemente da Eni, in ogni parte della catena.
La decisione di privatizzare Tirrenia è giunta per voce dello stesso Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che a margine di un’assemblea ha dichiarato di essere convinto che la società esercita la propria attività facendo una concorrenza sleale nei confronti dei concorrenti privati.
Ma cosa fare di Tirrenia? La mossa più semplice sarebbe quella di riportare la gestione della compagnia nell’ottica delle quattro Regioni che godrebbero del possesso delle altrettante società componenti l’azienda marittima.
L’andamento anti-ciclico dei titoli del settore farmaceutico è la loro forza. Il mercato dei farmaci conosce solo piccoli momenti di ribasso, dal momento che l’acquisto dei farmaci prescinde da motivazioni di tipo economico ed è correlato solo allo stato di salute della popolazione.
I titoli forti di questo settore sono quelli ricollegati alle grandi multinazionali del farmaco, quali Roche, Merck, Novartis, Astrazeneca, Glaxo e Pfizer, per citarne alcuni. Le ultime quattro settimane, in particolare, mostrano una particolare vivacità di questi titoli, con incrementi a cifra doppia per Glaxo, Astrazeneca e Novartis.
Un po’ meno positivo l’andamento di Pfizer, mentre sono decisamente negative le quotazioni di Roche. Nonostante ciò, la Roche ha recentemente concluso alcune importanti acquisizioni e quindi il titolo dovrebbe tornare a salire nelle prossime settimane.
Già entro pochi giorni, stando alle convinzioni dei vertici dell’istituto di credito toscano, la partecipazione nella Banca Monte di Parma dovrebbe passare all’interno del portafoglio di Banca Sella: quindi, salvo sgradite e del tutto improbabili sorprese, nome dell’acquirente e data della conclusione dell’accordo sarebbero già in cassaforte.
Dovrebbe tardare poco di più, invece, il passaggio di mano del 70% della Sgr, per acquisire la quale rimangono in pole position Credit Suisse – Investitori associati e Clessidra – Fmr Asset Management.
La Banca Mondiale ha infatti dichiarato che a causa del forte incremento nell’utilizzo di biocarburanti, il peso sul prezzo dei prodotti alimentari è aumentato di circa il 75%.
Quanto annunciato dalla Banca Mondiale contrasta pertanto le dichiarazioni del presidente statunitense George W. Bush, che pochi giorni fa aveva reso noto che la principale responsabilità nel caro-prezzi dei cibi era da attribuirsi alla Cina e all’India, e allo sfrenato aumento della loro domanda alimentare.
Con una capitalizzazione di 764 milioni di dollari nel mercato mondiale e 43,7 milioni di azioni circolanti, il ferro negli ultimi tre anni ha assunto un andamento altalenante, raggiungendo il minimo sotto quota 14 dollari nei mesi scorsi e il massimo a quota 26 dollari a luglio dello scorso anno.
Sicuramente, l’investimento in questo mercato deve essere affrontato con molta cautela da parte del piccolo-medio investitore, così come bisogna usare sempre molta prudenza quando si decide di investire in materie prime. Tre sono le Blue Chips più note che seguono l’andamento del ferro e di molte altre materie prime legate all’estrazione mineraria: l’Anglo American Gold, il BHP Billiton plc e il Rio Tinto, appartenenti a tre multinazionali inglesi, quotati al Nasdaq il primo e al NYSE gli altri.
Grande scalpore ha generato, per esempio, il grande ribasso subito dal tandem Retelit – Eutelia. In particolare la prima, Retelit, società che gestisce una rete nazionale di comunicazione in fibra ottica e alle prese con un aumento di capitale, ha fatto registrare perdite pari al 30% rispetto alla settimana precedente. L’operazione di emissione di nuove azioni (che saranno collocate al prezzo indicativo di 0,42 euro) si concluderà il 18 luglio, con un emissione totale di 75,06 milioni di azioni ordinarie che andranno a sostituire i vecchi titoli in ragione di 8 nuove azioni ogni 9 precedentemente possedute. Minori le perdite di Eutelia (-4%) che secondo alcune voci circolanti dovrebbe essere acquisita da Wind.
Passera ha quindi ammesso di trovarsi dinanzi a una situazione notevolmente difficile, dalla quale, tuttavia, è possibile uscire. Sebbene occorrerà attendere probabilmente due o tre settimane prima di averne conferma ufficiale, più voci vicine alle società interessate sembrano essere concordi nel pensare a una soluzione che preveda una divisione della compagnia aerea di bandiera in due società , una newco e una bad company.
Tra i nomi più accreditati per la nuova Alitalia viene confermato anche nelle ultime ore quello di Carlo Toto, di Air One, mentre si registra un passo indietro da parte di Roberto Colaninno, inizialmente accostato alla cordata italiana in fase di creazione per il salvataggio di Alitalia, e poi discostatosi negli ultimi giorni (sebbene Colaninno non abbia mai esplicitamente aderito all’idea di entrare nel gruppo degli imprenditori).
Tocca al premio Nobel per l’economia, Edmund S. Phelp, dire la sua. E secondo il noto economista, il sistema finanziario globale non tornerà più a essere lo stesso. La colpa sarebbe a carico delle banche che, appesantite dall’indebitamento sui mutui, non riuscirebbero certamente a rimborsare la totalità dei debiti contratti. Ciò causerebbe una non ripresa dell’intero sistema con effetti ancora più marcati per l’economia reale, quella appunto che pesa sulle spalle dei risparmiatori. Occorrono delle riforme, aggiunge Phepp da Monteporzio Catone dove è stato ospite di un convegno organizzato dalla Fondazione Economia Tor Vergata su Europa: mutamenti climatici e politiche energetiche. “Bisogna che il sistema guariscaâ€.
Il più grande mercato auto del mondo, quindi, pare destinato alle sofferenze anche per il semestre appena iniziato. Così come sul trend negativo, c’è concordia anche sulle cause che hanno condotto alla crisi del settore, derivanti da una combinazione tra l’incremento incontrollato dei prezzi del gas e del petrolio, e le strette creditizie che riducono le possibilità di acquisto da parte dei consumatori.
La diminuzione di quasi il 20% rispetto al numero delle immatricolazioni conseguito durante lo stesso mese dello scorso anno è inoltre un dato notevolmente peggiore rispetto alle stime degli analisti, e rispetto anche ai dati provvisori diffusi la scorsa settimana.
Una così forte contrazione del mercato, seppur attesa, ha minacciato anche i conti di periodo di Fiat: la compagnia torinese ha avuto un declino delle immatricolazioni pari al 16,5%. Un decremento piuttosto ingente, che però ha posto la società italiana in una posizione di primo piano rispetto al cattivo andamento del mercato.
Ieri, dopo aver annunciato il taglio di 600 punti vendita e 12000 occupati, il titolo – quotato nel Nasdaq – ha respirato aria fresca con un rialzo dell’1,26%, restando comunque al di sotto dei massimi dell’avvio e dei livelli fatti segnare nel pre-market. In un anno, Starbucks, registra perdite pari al 40,09%, poco più della metà nella performance a 6 mesi.
La chiusura degli store rientra nel piano generale di trasformazione della compagnia. La chiusura dei 600 punti vendita che facevano segnare le perdite maggiori avverrà entro il 2009 e in ogni caso dipenderà dagli accordi presi precedentemente con terze parti.