Rischi delle misure a sostegno dell’euro

Mentre continua il dibattitto su quali sono le cause che hanno portato la moneta unica europea ad un progressivo calo nei confronti del dollaro, i ministri finanziari dell’Unione europea hanno deciso di comune accordo di varare un pacchetto da 750 miliardi per evitare che l’euro risenta ulteriormente della crisi che sta colpendo la Grecia e che rischia di contagiare anche altri paesi europei.

La misura decisa a Bruxelles ha ottenuto il consenso di molti, era infatti ovvio aspettarsi che i vertici finanziari adottassero misure ritenute idonee a frenare la corsa al ribasso dell’euro, tuttavia tra gli economisti è sorto il dubbio che questa misura possa essere addirittura controproducente per la moneta europea.

Crisi euro scatenata dai fondi americani?

A fine febbraio aveva fatto parecchio discutere l’indiscrezione pubblicata dal Wall Street Journal, secondo cui i dirigenti di alcuni tra i più importanti fondi di investimento americani si erano riuniti per una cena presso un noto ristorante di Manhattan, durante la quale si erano mostrati tutti concordi nel ritenere che la crisi greca avrebbe portato ad un progressivo declino della moneta unica europea.

Una convizione questa che oggi non è più oggetto di un’indiscrezione di stampa, bensì una questione concreta di cui si parla apertamente sia in televisione che sui giornali.

Euro in calo sotto 1,25 dollari

L’euro continua a risentire della crisi greca e dei timori che stanno attraversando l’economia europea, oggi è stato infatti registrato un nuovo calo a quota a 1,2457 dollari, ossia sotto 1,25 dollari per la prima volta da marzo 2009.

A provocare questo nuovo e ulteriore calo è il netto aumento dei timori relativi alla crisi del debito sovrano, aggravati nelle ultime ore dalle dichiarazioni rilasciate da Josef Ackermann, CEO di Deutsche Bank, secondo il quale la Grecia dovrà superare diversi ostacoli per riuscire a risanare i suoi conti pubblici.

Ue prevede sanzioni sul debito per evitare altre crisi

La crisi che la colpito la Grecia ha evidenziato come la politica economica dei singoli paesi europei è un’interesse di tutti, è necessario quindi che si acquisti consapevolezza di questo importante aspetto e che ci si renda conto del fatto che è impossibile avere un’unione monetaria senza un’unione economica.

E’ questo quello che ha cercato di spiegare ieri il presidente della Commissione europea Josè Barroso, sottolineando anche come fino a questo momento il parametro del debito sia stato eccessivamente trascurato.

Taglio rating Grecia e Portogallo ipotizzato da Moody’s

L’allarme che nelle ultime settimane ha coinvolto il Portogallo è tutt’altro che rientrato, nei giorni scorsi gli esperti hanno espresso parole rassicuranti affermando che la situazione del paese è completamente diversa rispetto a quella della Grecia, tuttavia questa mattina l’agenzia di rating Moody’s ha avvertito che potrebbe tagliare il rating della Grecia da “A3” a “Baa” e quello del Portogallo da “Aa2” a “Aa3”.

Moody’s, inoltre, non ha escluso la possibilità di portare il rating della Grecia al livello “junk”, così come pure il rating del Portogallo ad un declassamento di due gradini a “A1”.

Euro a rischio per crisi Grecia, parola di Tremonti

Dopo l’allarme lanciato dall’agenzia di rating Moody’s, secondo la quale i sistemi bancari europei sono seriamente a rischio, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha cercato di rassicurare gli italiani spiegando che il nostro sistema bancario è tra i più solidi d’Europa, questo però non vuol dire che l’Italia e che gli altri paesi europei siano immuni, il rischio c’è sempre.

La principale preoccupazione del ministro riguarda la moneta unica europea, che a causa delle difficoltà di Atene e dei timori di contagio continua a calare inesorbilmente nei confronti del dollaro, è necessario quindi non sottovalutare la crisi greca e agire in modo tempestivo ed efficace.

Borse europee in calo per timori Grecia

Le borse europee continuano la loro inesorabile discesa, nonostante gli esperti abbiano espresso parole rassicuranti escludendo per i paesi europei, soprattutto per Portogallo e Spagna, un possibile effetto domino della crisi che ha colpito la Grecia.

Le rassicurazioni degli economisti, tuttavia, non sono servite a nulla, anzi la situazione sembra addirittura peggiorata. L’indice europeo Stoxx ha perso il 2,9% mentre l’S&P500 ha registrato un calo del 2,38%, per non parlare del continuo calo della moneta unica europea, precipitata sotto quota 1,30 sul dollaro, il livello minimo da aprile 2009.

Spagna evita la crisi, rating confermato da Fitch e Moody’s

Marco Cecchi de’ Rossi, managing director di Fitch Italia, in occasione di un incontro tenuto presso l’Università Bocconi di Milano, ha sottolineato la necessità di non creare falsi allarmi in relazione al tanto temuto effetto domino della crisi che ha colpito la Grecia, secondo l’economista la posizione della Grecia è completamente diversa da quella della Spagna e del Portogallo.

Una tesi questa che si è rivelata fondata, almeno per quanto riguarda la Spagna. Le agenzie di rating Fitch e Moody’s hanno infatti deciso di lasciare invariato il rating sul debito sovrano spagnolo a AAA.

Crisi Portogallo

Dopo la Grecia la crisi minaccia anche il Portogallo, Standard & Poor ha infatti tagliato il rating dei suoi titoli di stato portandolo da A+ ad A-, decisionexxxxx che ha avuto delle gravi ripercussioni su tutte le Borse europee, in particolare Piazza Affari ieri ha chiuso la seduta con il Ftse Mib a -3,1% e l’All Share a -3,28%.

La decisione di Standard & Poor deriva dalla convinzione che il Portogallo sia assolutamente incapace di far fronte alle sue difficoltà finanziare, questo porta dunque ad ipotizzare che con il passare del tempo la situazione possa perggiorare andando a danneggiare la liquidità del paese.

Fuori la Grecia dall’Euro?

Da quando è stata costituita l’Europa dell’Euro l’ipotesi che uno degli stati membri potesse ad un certo punto, di fronte alle ripetute violazioni dei patti e delle regole, venire espulso è sempre stata più una proiezione nel futuro che non una vera e propria sanzione prevista. Oggi tale ipotesi non è però solo nel quadro delle possibilità remote ma un’iniziativa che la comunità europea potrebbe/dovrebbe adottare.

Riflessioni sul blocco aereo di questi giorni oltre ai danni economici

Il recente blocco che ha sconvolto il traffico aereo sull’intero continente europeo, che piano piano sta riacquistando la sua normalità in questi giorni, non ha solo scatenato nei giorni a seguire un computo dei danni subiti dalle compagnie aeree ma anche un acceso dibattito che prende spunto da quanto capitato per fare riflessioni anche corrosive sul mondo ad ”alta velocità”.

Milioni di euro di danni a causa dell’eruzione del vulcano islandese

La notizia che in questi ultimi due giorni ha tenuto maggiormente banco sui media italiani ed internazionali è stata sicuramente quella del blocco aereo che ha sconvolto i traffici aeroportuali europei a causa della nube di cenere fuoriuscita dall’eruzione di un vulcano in Islanda.

Oggi che i primi timidi tentativi di riprendere i voli sono stati sperimentati in tutti gli aeroporti europei si fanno i conti di quanto è costato il blocco praticamente totale dei viaggi aerei per ben due giorni.

Tassi di interesse confermati all’1%

In linea con le attese del mercato la Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati all’1% i tassi di interesse, a distanza di circa un anno dalla decisione di tagliare i tassi di 0,25 punti percentuali portandoli così al minimo storico.

Dopo la decisione relativa ai tassi di interesse c’è stata la consueta conferenza stampa durante la quale il presidente della Bce Jean Claude Trichet ha ribadito che l’attuale livello dei tassi di interesse è assolutamente appropriato.

Accordo aiuti Grecia via libera dell’Eurozona

E’ arrivato il via libera dai 16 paesi della cosiddetta Eurozona al programma di aiuti per la Grecia, con l’ok all’accordo proposto da Francia e Germania, che dovrebbe permettere di salvare la situazione nel paese ellenico appunto.

Nell’intesa è previsto un mix di finanziamenti Ue-Fmi, in cui l’intervento dei paesi della zona dell’ euro sia “maggioritario” e attivato solo come “ultima ratio“, proprio nel caso in cui Atene non riuscisse a finanziare il proprio debito sul mercato.