
Deutsche Bank ha preferito non commentare le indicrezioni di stampa, che tra le altre cose dal punto di vista della tempistica dell’operazione non sono concordi.
Deutsche Bank ha preferito non commentare le indicrezioni di stampa, che tra le altre cose dal punto di vista della tempistica dell’operazione non sono concordi.
Il 30 settembre si riunirà il consiglio di amministrazione societario per valutare l’aumento della partecipazione della Libyan Investment Authority nel capitale economico della banca, movimento reso possibile anche grazie all’interessamento di Silvio Berlusconi riunitosi in un vertice bipartisan con il dittatore libico Gheddafi.
Secondo il WSJ gli stress test hanno minimizzato i rischi di esposizione al debito sovrano, sottovalutando l’ammontare dei titoli di stato potenzialmente rischiosi detenuti nel portafoglio di alcune banche.
Per Bp l’operazione di vendita della Cassa di risparmio di Pescara rappresenterà un catalyst positivo, andando ad influire per un +10-15 bps sul Core Tier 1 dell’istituto di credito con sede a Verona.
Al 30 giugno 2009, in particolare, i prestiti deteriorati erano il 4,52% dell’esposizione netta mentre a fine giugno di quest’anno la percentuale è passata al 6,22%.
Se si escludono le voci straordinarie l’utile è stato di 501 milioni di euro, in calo del 23,3% rispetto ai 644 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi si sono attestati a 2,456 miliardi, in crescita del 2% rispetto al trimestre precedente, soprattutto grazie alla crescita degli impieghi e alla ripresa dei tassi euribor. Lo stesso dato, tuttavia, se paragonato a quello registrato nel secondo trimestre dello scorso anno evidenzia un calo del 10,9%.
Chifflet, in particolare, si è indirettamente riferito all’ipotesi “spezzatino” riportata alcuni giorni fa dal giornale americano Investment News, secondo cui Unicredit starebbe valutando la possibilità di suddividere Pioneer in due parti, in modo tale da separare il business americano da quello europeo.
La banca francese, in particolare, ha chiuso il secondo trimestre 2010 con un utile netto pari a 379 milioni di euro, in crescita dell’87% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e superiore alle previsioni degli analisti, ferme a 318 milioni. I ricavi hanno registrato un incremento del 20% a 5,47 miliardi rispetto ai 4,56 miliardi di un anno fa, mentre il margine operativo lordo è cresciuto del 31% a 2,06 miliardi.
Nel periodo in esame il margine di interesse ha registrato una flessione del 33,7% a 56,6 milioni di euro, ossia 28,8 milioni in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In questo caso il calo è stato ricondotto in larga parte alla riduzione del spread applicato ai finanziamenti concessi e, in misura minore, ad una diminuzione dei volumi.
Per la banca inglese, che ha da poco presentato una Ipo per Shangai, ora si aprono nuovi orizzonti, come riportato dalle ultime indiscrezioni comparse niente meno che sul Financial Times.
Da pochissimo infatti alcune società legate alla Tony Blair Associates hanno avuto le autorizzazioni necessarie dalla Fsa, la Financial services authority, che regola i servizi finanziari proprio a Londra.
A riferirlo è stata una fonte vicina al dossier, secondo cui al momento Bank of America sta esaminando tutti gli asset con lo scopo di andare ad eliminare o a ridurre quelli considerati non centrali rispetto alla propria attività e ai propri obiettivi di crescita. Non è un caso, quindi, che di recente la banca abbia venduto anche altri asset, tra cui il business dell’asset management a lungo termine, che faceva parte della divisione Columbia Management, ceduto ad Ameriprise Financial verso un corrispettivo pari a circa un miliardo di dollari.
Il gruppo bancario elvetico ha infatti espresso la chiara intenzione di tagliare diversi posti di lavoro, sulla falsariga di quanto già fatto qualche tempo fa da un’altra importantissima banca, Barclays.
La British Bankers Association, in particolare, ha creato una task force di economisti che stanno studiando come risolvere il problema del credito alle imprese, in particolare si pensa di risolvere la questione con una ristrutturazione radicale del sistema del credito britannico.