
Gli analisti della banca d’affari statunitense hanno infatti comunicato di aver portato il rating sul titolo della società automobilistica torinese da “overweight” (sovrappesare) a “underweight” (sottopesare) e il target price da 6 a 3,5 euro.
Gli analisti della banca d’affari statunitense hanno infatti comunicato di aver portato il rating sul titolo della società automobilistica torinese da “overweight” (sovrappesare) a “underweight” (sottopesare) e il target price da 6 a 3,5 euro.
Al 30 settembre 2011, ricordiamo, l’indebitamento netto industriale della casa automobilistica torinese è passato a 5,8 miliardi di euro dai 3,4 miliardi di euro registrati alla fine del mese di giugno.
Per quanto riguarda il Fiat S.p.A., in particolare, gli esperti prevedono un trading profit di gruppo pari a 705 milioni di euro, un trading profit FGA di 120 milioni di euro, un trading profit Chrysler di 440 milioni di euro e un trading profit Ferrari e Maserati di 85 milioni di euro.
Se non si fosse trovato un accordo tra le due parti si sarebbe andati sicuramente incontro ad un arbitrato obbligatorio. Le votazioni nelle varie fabbriche della casa di Detroit dovrebbero prendere il via già da venerdì.
Nella nota mediante la quale sono stati resi noti i dati registrati nel corso del mese appena trascorso, la società automobilistica torinese ha sottolineato di essere riuscita a mantenere invariata la quota di mercato rispetto al mese precedente e di averla migliorata rispetto allo scorso anno nonostante le avverse condizioni di mercato.
Alla fine di aprile, ricordiamo, l’agenzia di rating aveva messo Fiat sotto osservazione per un possibile downgrade dopo la decisione della casa automobilistica torinese di aumentare la partecipazione in Chrysler di un ulteriore 16%, portandola quindi al 46%. In tale occasione l’agenzia di rating aveva inoltre informato che la revisione si sarebbe concentrata soprattutto sulla potenziale esposizione di Fiat verso Chrysler, considerata più debole sul fronte del credito.
Per l’anno in corso è stato tutto confermato, con un contributo da parte di Chrysler nei conti per gli ultimi sette mesi con fatturato a oltre 58 miliardi, trading profit di 2,1 miliardi e utile netto reported a 1,7 miliardi, mentre il capex sarà di 5,5 miliardi, il debito netto industriale di 5-5,5 miliardi e la liquidità di 18 miliardi.
Il pomo della discordia, come si evince dalla parole di rabbia che si sarebbero lasciati sfuggire i vertici del marchio tedesco, sarebbe stato il venir meno, da parte di Suzuki, degli accordi commerciali stabiliti in precedenza.
La casa automobilista torinese, inoltre, avrebbe ottenuto, a pari merito con BMW, un punteggio di tutto rispetto (94/100) e ben al di sopra della media dei concorrenti europei (fermi a 73/100).