
Banche italiane bocciate da Moody’s

Per quanto riguarda Mps, in particolare, in questi giorni si discute sulla ristrutturazione del debito della Fondazione Monte dei Paschi, azionista di maggioranza dell’istituto bancario, che risulta indebitata per una somma pari a 1,1 miliardi. Di questi, in particolare, 525 milioni sono dovuti ad un consorzio che vede JP Morgan in veste di capofila, 200 milioni a Mediobanca e 30 milioni a CS.
Il risultato della gestione operativa ha registrato un incremento del 4% passando da 5.749 a 5.527 milioni di euro, i proventi operativi netti sono cresciuti dell’1,5% a 12.520 milioni, mentre gli oneri operativi sono calati dello 0,5% a 6.771 milioni.
L’operazione di cessione degli immobili da cui deriverà tale beneficio, ricordiamo, ha avuto inizio nel corso del 2009 con la cessione di uno dei rami immobiliari dell’azienda alla società “Perimetro Gestioni Proprietà Immobiliari”, in cui la stessa Mps vanta una partecipazione pari all’8% del capitale.
Secondo gli analisti di Credit Suisse, purtroppo, il Bel Paese si trova oggi ad affrontare tempi davvero bui.
Questa arrivata da Royal Bank of Scotland è solo l’ultima delle valutazioni negative arrivate nel corso degli ultimi giorni per le banche italiane.
Come se non bastasse, inoltre, le previsioni vedono un’ulteriore crescita del Tier 1 all’11% nel corso dei prossimi anni. A differenza di tanti altri istituti bancari, dunque, Banca Mediolanum vanta una solidità patrimoniale ben superiore a quella richiesta da Basilea 3 e senza che sia stato necessario procedere ad un aumento di capitale.
Secondo i rumors le banche incaricate di occuparsi dell’operazione saranno Bnp Paribas, Goldman Sachs e Unicredit, inoltre le previsioni vedono che a questo bond venga assegnato rating A1 da Moody’s e rating A- da Standard & Poor’s e Fitch.
Secondo i rumors circolati nel corso degli ultimi giorni, infatti, pare che la banca abbia già provveduto a comunicare ai tre potenziali acquirenti che la società non verrà più ceduta perchè le offerte avanzate non sono state ritenute soddisfacenti.
Tra i principali obiettivi vi è quello di attuare una solida creazione di valore, senza però ricorrere ad operazioni straordinarie. In particolare è prevista a riguardo la realizzazione di un risultato netto pari a 2,7 miliardi nel 2010, a 4,2 miliardi nel 2013 e a 5,6 miliardi nel 2015.
A breve, tuttavia, l’istituto con sede a Francoforte porrà fine a questa situazione procedendo ad un rialzo, che secondo le previsioni dovrebbe iniziare con un incremento di un quarto di punto percentuale all’1,25% con la riunione fissata per il 7 aprile, per poi passare all’1,50% con la riunione del 7 luglio e arrivare al 2% entro la fine del 2011 e i primi mesi del 2012.
Ad incidere in maniera negativa sull’utile sono state soprattutto le svalutazioni legate al fair value sul capitale di terzi per 146 milioni, oltre alle perdite sempre legate al fair value su cross currency swap esistenti sul debito a lungo termine.