
Aumento di capitale Unicredit smentito ma non escluso

Il creditwatch, congiuntamente alla revisione al ribasso delle quotazioni delle società italiane dell’energia attive a Piazza Affari, con conseguente declassamento e taglio del target price si è reso necessario, secondo il report ufficiale con il quale gli esperti di UniCredit hanno dato i voti, a causa dell’impatto, sicuramente negativo, che il provvedimento contenuto nel testo del decreto legge 13 agosto 2011 n°138, ovverosia la manovra finanziaria 2011, avrà sui conti  delle aziende del comparto.
Negli ultimi giorni, per far fronte ad una continua e repentina discesa delle borse, le cinque banche centrali mondiali, come ad esempio la Banca Centrale Europea e la FED, hanno immesso sul mercato un’abbondante liquidità di denaro e questo proprio nel terzo anniversario del crack della banca americana Lehman Brothers di cui oggi molti piccoli investitori ne pagano le conseguenze.
La decisione presa dagli esperti della banca italiana si basa sulla performance negativa registrata dal titolo nel corso delle ultime settimane, in particolare la quotazione Eni ha perso nel corso degli ultimi mesi il 14% sottoperformando il settore, per cui Unicredit ritiene che eventuali fattori penalizzanti siano già scontati nell’attuale valutazione del titolo.
Per quanto riguarda Intesa Sanpaolo, in particolare, il broker ha fatto sapere di aver tagliato il rating portandolo da “outperform” a “neutral” e il target price da 1,6 a 1,25 euro. Le motivazioni del downgrade, ha spiegato la banca d’affari, hanno a che fare con la riduzione delle stime per il periodo 2011-2012 rispettivamente del 3% e del 13% per via degli accantonamenti e di una consistente riduzione del fatturato.
Gli analisti dell’importante banca italiana Unicredit, una della più solide a livello europeo (come dimostrato dagli stress test bancari del 15 luglio 2011), ha bocciato Tenaris, l’azienda italiana leader nel settore della produzione di tubi d’acciaio, poiché incapace di violare la media mobile a 200 crollando pericolosamente nei pressi della zona 15 euro ed allargando a dismisura le bande di Bollinger.
Nel secondo trimestre l’utile netto è risultato positivo per 511 milioni di euro, superando le attese degli analisti. Il risultato netto è inoltre risultato influenzato in maniera negativa da 105 milioni di impairment su titoli governativi greci.
Sebbene la crescita futura del gruppo sia considerata certa, gli analisti di Unicredit ritengono che l’azione non offre ampi potenziali di crescita, soprattutto in considerazione degli elevati multipli a cui scambia.
A fronte della cessione di MCC, Unicredit intascherà un corrispettivo pari a 136 milioni di euro. Nello stesso comunicato viene anche specificato che il risultato di periodo relativo all’esercizio 2011 resterà di competenza di Unicredit fino alla data di trasferimento delle azioni di MCC.
Secondo il Financial Times,il governatore di Bankitalia e prossimo presidente della Bce, Mario Draghi, “deve chiedere a Unicredit, le cui azioni sono state ultimamente le più deboli, di unirsi ad altri nell’effettuare un aumento di capitaleâ€.
Negli scorsi mesi i più importanti istituti bancari, da Intesa Sanpaolo a Banco Popolare, da Ubi Banca a MontePaschi fino Popolare Milano hanno varato un aumento di capitale.